--Interessante
confronto, sulle pagine del Corriere del 29 ottobre scorso, tra Umberto Veronesi e Oscar Farinetti.
Lo scienziato in odore di premio Nobel per la ricerca sul cancro e l’imprenditore
che ha scommesso sulla bontà del cibo “made in Italy” vengono messi a
confronto, in due distinte interviste, sul tema OGM si/OGM no.
La cosa sorprendente,
che emerge dalla lettura delle due interviste, è che lo scienziato è
sicuramente a favore degli OGM, mentre il bottegaio proprio non li vuole.
Lapidario
Umberto Veronesi quando sostiene l’anacronismo delle posizioni contrarie agli
OGM: «Gli Ogm? Sono il futuro dell'umanità e
questa lotta del Paese alla genetica in agricoltura è antistorica. Perché già
usiamo la genetica da tutte le parti e, dunque, la cosa più semplice per la
lotta contro la fame nel mondo è permettere alle piante di crescere in zone
desertiche o nelle acque del mare».
Sicuramente pesa, per
quanto riguarda il nostro Paese, sempre secondo lo scienziato, il fatto che in Italia
scontiamo la presenza “di una forte
componente antiscientifica” secondo la quale tutto ciò che sa di scienza “è visto come una cosa diabolica”.
Così stando le cose,
dobbiamo renderci conto, continua Umberto Veronesi, che “oggi, nel globo, ci sono cento milioni di ettari di colture Ogm ma
noi, in Italia, siamo rimasti al mondo delle favole”, secondo cui l’agricoltura
deve essere fatta come la facevano i nostri nonni.
E questo ci porta
alle posizioni di Oscar Farinetti, che sicuramente hanno molta presa sull’emotività
del cittadino medio.
In buona sostanza, il
bottegaio-imprenditore immagina l’EXPO come occasione d’oro per rilanciare il
cibo “made in Italy” ma rigorosamente OGM FREE e l’EXPO dovrebbe essere l’occasione
giusta per rilanciare la contrarietà italiana ai prodotti geneticamente
modificati.
Il bravo imprenditore
richiama alla nostra memoria la figura dell’agricoltore come “una delle più importanti dell’umanità,
soprattutto in una nazione come la nostra, dove l’agricoltura è fondamentale”.
E non manca una “perla”
strepitosa, da parte di chi fa del business la propria vocazione: “Io sarei contento s etutte le nazioni
prendessero la via degli OGM tranne l’Italia perché saremmo quelli che
avrebbero più clienti al mondo. Tutti verrebbero da noi” per mangiare il
cibo sopraffino che solo la crociata anti-OGM potrebbe garantire.
Insomma, per una pura
questione di marketing, secondo Farinetti andrebbe benissimo che gli OGM si
coltivassero dappertutto, meno che da noi. Anche perché, come dice lui stesso
alla fine dell’intervista, non è detto che gli OGM facciano male, perche “non ci sono ancora risposte” in
proposito.
A chi lo accusa di
fare questa battaglia per favorire la propria azienda, Farinetti risponde: “Mai fatto aziende per fare soldi”, che
per un imprenditore è un po’ una contraddizione di termini. E si definisce come
una persona animata da un forte “rispetto
delle tradizioni e della nostra cultura”.
A conclusione,
meritano di essere riportate ancora alcune delle considerazioni espresse da
Umberto Veronesi, quando ricorda, innanzitutto, che dobbiamo convincere gli
oppositori agli OGM che “la conoscenza è un dovere, perché è una ricchezza
illimitata” e che “I primi nemici degli Ogm sono i
grandi produttori di pesticidi. Perché se non puoi fortificare una pianta,
modificando un gene, sei obbligato a usare pesticidi”. E ci ricorda che
“La
genetica può produrre piante meravigliose. Questo farà anche paura ma ormai
siamo grandi ed è tempo di guardare lontano”.
Umberto Veronesi: nato
a Milano nel 1925, è direttore scientifico dell'Istituto
Europeo di Oncologia. Studioso e ricercatore nella ricerca antitumorale, è favorevole
agli OGM, è antivivisezionista convinto e vegetariano “praticante”. Vicino un
tempo al Partito Socialista, ha ricoperto anche il ruolo di ministro della
sanità per il Governo Amamto (2000 – 2001) ed è stato eletto senatore nel
epriodo 2008 – 2011.
Oscar Farinetti: nasce
ad Alba, nel 1954. Il padre, ex partigiano e vicesindaco della città, fonda il
supermercato UNIEURO, che Oscar farà diventare un’importante catena di
distribuzione presente in tutta Italia. Nel 2004, vende UNIEURO a una public
company inglese e fonda EATITALY, la catena di distribuzione delle eccellenze
italiane nel settore alimentare.
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