Ricostruzione puntuale, ad
opera di chi, in quegli anni, fu a lungo inviato oltre cortina come giornalista
(a lungo anche al seguito di Papa Woityla) e fu testimone diretto degli
avvenimenti che ora ricostruisce in chiave ormai storica.
E proprio per la dimensione e
la valenza storica della ricostruzione e per mantenere dentro di noi salda la
memoria di ciò che avvenne, vale la pena leggerlo.
La Parte prima si intitola “GLI ANNI OTTANTA: QUANDO LA STORIA SI E’
RIMESSA IN MOVIMENTO” e ci offre un’attenta ricostruzione di quanto accade
in Polonia, a partire dal primo capitolo.
“Danzica,
1980 - “Le tute blu contro il regime rosso”.
Miseria diffusa, quella che
coglie l’inviato Geninazzi, quando arriva a Varsavia nel 1980, che si manifesta
con la mancanza anche della benzina per i taxi, traffico ridotto, fabbriche
chiuse e lunghe code davanti ai negozi.
“Sui
volti della gente colgo una certa tensione ma anche una grande fierezza per
quel che sta succedendo” con il grande sciopero ai cantieri navali,
dove le bandiere rosse sono sparite e al loro posto “sono state issate le bandiere nazionali, dai colori bianco-rossi e
quelle bianco-gialle del Vaticano”.
Perché la figura del Papa
polacco catalizza gli animi, tanto che “sull’inferriata ricoperta di fiori,
spiccano il ritratto di Giovanni Paolo II e l’immagine della Madonna Nera di
Czestochowa”.
L’autore ricostruisce anche il
ruolo di Lech Walesa, a cominciare da quando, nel 1978, fonda il Comitato per i
Sindacati Liberi e lo ritrova in occasione del grande sciopero del 1980,
durante il quale riecheggia per la prima volta l’appello “SOLIDARNOSC”, gridato da un gruppo di operai a sostegno di un
autista dei mezzi pubblici che lamentava le condizioni della propria categoria.
Ed è in quell’occasione che
Lech Walesa “si guarda intorno, fiuta il
vento nuovo che soffia tra i compagni e non ha un attimo di esitazione. “Lo sciopero va avanti!” proclama tra
gli applausi”. Da quel momento l’alleanza tra i lavoratori dei diversi
stabilimenti e delle diverse categorie si allarga sempre più e finirà con il
dar vita all’onda che travolgerà, nel giro di pochi anni, un sistema che si
pensava intaccabile.
A far da collante tra il popolo
polacco saranno “i valori di patria e
religione… speranza di cambiamento per tutto il popolo. E ci voleva una
personalità straordinaria e un’autorità mondiale come il Papa polacco” che
farà sentire la sua vicinanza agli operai in sciopero con il memorabile
telegramma del 24 agosto 1980 (“Sono con voi”) letto a gran voce da padre Henry
Jankowski, parroco dei cantieri di Danzica.
“Miseria
e nobiltà: la vita quotidiana nella Polonia comunista”
“Le
prime parole che ho imparato, appena messo piede a Varsavia, sono state “nie ma”,
non c’è. E’ un ritornello ossessivo che ti senti ripetere a ogni angolo e in
ogni occasione”.
Scaffali polverosi e vuoti nei
negozi, la gente costretta a interminabili ore in coda, in un paese in cui “non mancano solo gli alimentari, ma tutti i
prodotti essenziali come sapone, detersivi, fiammiferi, vetri, chiodi. Tutto è
un problema, un’incognita, una continua mortificazione”.
Qui è evidente che “il vecchio ordine socialista è entrato
nella sua fase di decomposizione… crolla l’economia, la vita quotidiana è messa
a dura prova…ma al tempo stesso si viene manifestando la nobiltà degli animi:
tutto viene dibattuto con grande passione e dignità, senza cedere mai alla
violenza e all’odio”.
Polonia
1983: c’è il Papa, c’è la libertà
In occasione della sua prima visita,
nel 1979, Papa Woityla aveva ammonito l’ingiustizia storica di coloro, uomini e
regimi, che intendevano escludere Cristo dalla storia. Anche l’anno dopo,
quando l’URSS ammassa le sue truppe al confine polacco, in occasione dei grandi
scioperi di Danzica, il Papa polacco non esita a prendere carta e penna e
scrive a Bresnev che un eventuale intervento armato sarebbe stato da lui
considerato alla pari di quello hitleriano del 1939.
Il regime polacco è ormai in
ritirata su tutti i fronti, ma almeno su un punto non vuole cedere, l’incontro
del Papa con Walesa. Alla fine, si trova un accordo: ci sarà un incontro tra i
due, ma solo in forma privata, in una sperduta località montana, lontano dalle
folle, in modo che il regime possa contrabbandarlo come un semplice omaggio del
Papa a una figura ormai esclusa dalla ribalta della politica attiva… Ma i semi
gettati negli anni precedenti non tarderanno a dare frutti inaspettati, che il
mondo potrà cogliere di lì a pochi anni.
Germania
Est 1986: i comunisti prussiani, eroi della tristezza
“La Germania
comunista è il paese più chiuso del mondo e si fa vanto della propria ottusità e
diffidenza” scrive l’autore ripercorrendo alcuni dei suoi viaggi, come
giornalista, aldilà della cortina di ferro.
Su tutto e tutti, la STASI, il “più perfetto sistema di sorveglianza di
tutti i tempi… Non c’è possibilità di sfuggire ai suoi controlli: in fabbrica,
in ufficio, a scuola, nel caseggiato… spesso perfino tra i membri della tua famiglia c’è una spia
che sa tutto di te e usa ogni mezzo per saperlo”. Un incubo costante, una “presenza asfissiante che non conosce alcuna
privacy e calpesta impunemente la dignità della persona”
Romania
1987: buoi, fame e terrore
L’ultimo capitolo che riporta
la condizione in cui versa l’Europa dell’est, prende avvio dalla volontà di
Ceaucescu di ripianare il debito pubblico rumeno mediante una politica
economica dissennata, che rinuncia ai prestiti del FMI e cerca di fare cassa
vendendo all’estero la produzione interna, impoverendo e affamando l’intero
Paese.
A render conto della
situazione, basti ricordare che il tenore di vita, rispetto al 1980, è
diminuito del 25% (e non è che, nel 1980, i Rumeni se la passassero
eccessivamente bene); la mortalità infantile tocca punte dell’8%; tutto è
razionato, tanto che da più parti, si afferma che le ambulanze, per risparmiare
benzina, non escono se il malato da soccorrere ha più di settant’anni.
La seconda parte del libro – 1989: L’ANNO IN CUI LA STORIA SI E’ MESSA A
CORRERE – ci racconta la fase finale dei regimi dell’Europa dell’Est. Dalla
polonia (EUTANASIA DI UN REGIME), alla Germania dell’est (BERLINO: CROLLA LA BASTIGLIA ROSSA), per arrivare a Praga (UNA RIVOLUZIONE DI VELLUTO) e alla
Romania (UNA COSPIRAZIONE TRAVESTITA DA
RIVOLUZIONE) e si chiude con Garbaciov, IL CURATORE FALLIMENATRE DELL’IMPERO COMUNISTA.
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