2 febbraio 2013

Rivoluzioni: università USA on-line


Ti accorgi che qualcosa di grosso sta succedendo nell'insegnamento universitario quando due "gemelle rivali" della West Coast come la statale University of California - Berkeley e la privata Stanford si uniscono per un progetto comune: il progetto Coursera, che offre corsi universitari online gratuiti (le rette annue di queste università si calcolano in alcune decine di migliaia di dollari). Vale sempre la pena di ricordare, osserva Federico RAMPINI, inviato di Repubblica in USA, che Stanford e Berkeley “sono due poli d'innovazione la cui presenza nella Baia di San Francisco è cruciale per capire perché la Silicon Valley sia nata proprio qui” .

A rendere ancor più significativa questa novità, è anche il fatto che i corsi proposti “in formato digitale e interattivo su Internet” non riguardano solo le materie di punta, che “fanno immagine” per l’ateneo, ma anche le scienze umane, la filosofia, la sociologia.

Berkeley e Stanford non hanno il monopolio del nuovo progetto, perchè nella società non profit Coursera hanno come partner delle prestigiose concorrenti della East Coast come Princeton e University of Pennsylvania.
Udacity LogoInoltre, va ricordato anche quanto stanno facendo di analogo Harvard e il Massachusetts Institute of Technology (Mit), che collaborano tra loro al progettoedX, società non profit, nata con 60 milioni di dollari di fondi, che offre corsi online gratuiti al mondo intero.

Da ricordare anche un’altra iniziativa, simile alle prime due: Udacity, una startup che propone per lo più corsi matematica, statistica e programmazione

Tra i primi grandi successi di questa nuova formula, va ricordato il corso Circuiti ed Elettronica del MIT, fruito da 120.000 studenti nel mondo intero. A coloro che avranno superato gli esami online, verrà rilasciato un certificato di master, “anche se per adesso questi diplomi non sono "trasferibili" per l'iscrizione ai corsi tradizionali del Mit”. Tra i successi della californiana Stanford, Rampini ci ricorda “il docente di informatica Sebastian Thrun sta concludendo il suo primo semestre di insegnamento a 160.000 studenti in Artificial Intelligence: senza avere mai "incontrato" fisicamente uno di loro in un'aula universitaria”.

Queste nuove proposte sono ben diverse dai primi corsi on-line avviati, sempre da alcune università americane, tra 2003 e 2006, perché “oggi è migliorata in modo prodigioso la possibilità di unire video e audio nei corsi, di esaltare l'interattività tra prof e studenti, di offrire moduli flessibili.”
logo for course Fundamentals of Electrical Engineering
Stanford e Berkeley, Harvard e il Mit sono consapevoli che stanno muovendo i primi passi su un terreno ancora più rivoluzionario: "Tra cinque anni  -  dice il rettore di Harvard Alan Garber  - scopriremo di essere approdati a soluzioni diverse da quelle che immaginiamo ora" e l'insegnamento online diventerà permanente, e non farà che migliorare. Lontani i tempi in cui le facoltà su Internet erano nomi di serie B, “una scorciatoia per ottenere un pezzo di carta agli studenti che non avevano superato le prove selettive per le facoltà migliori”: ora stiamo entrando in una dimensione diversa. "C'è uno tsunami in arrivo", secondo il presidente di Stanford, John Hennessy.
Presto spiegato anche l’interesse del Presidente Obama, perchè “le nuove iniziative offrono un trampolino di lancio per estendere al mercato globale la supremazia dell'accademia americana”. E tra gli obiettivi ben definiti vi sono Cina e India.
Anche se le nuove proposte nascono come non profit e offrano corsi gratuiti, “l'importante è costruire "piattaforme" tecnologiche, sperimentare i metodi didattici più validi: il business nascerà quando centinaia di università cinesi e indiane, brasiliane e russe, o perfino nella vecchia Europa, dovranno venire qui a bussare alla porta di Stanford, Berkeley, Harvard e Mit, per l'accesso a innovazioni indispensabili”.

In un articolo sul New York Times, David Brooks enumera le prevedibili obiezioni e resistenze al nuovo scenario qui delineato: l'università online impoverisce il rapporto umano e l'esperienza comunitaria che è alla base dell'apprendimento; sarà il trionfo delle materie tecniche ed economiche, e il tramonto definitivo degli studi umanistici;  avremo generazioni di studenti incapaci di immergersi in letture profonde, allenati solo a scorrere rapidamente Internet… Le prime risposte a queste obiezioni sono incoraggianti.

Se si guarda a esperimenti già avviati come il corso di robotica che Sebastian Thrun (Stanford) insegna online a centinaia di migliaia di studenti. 
Primo vantaggio: Internet consente di elevare a un "multiplo" la popolazione studentesca che avrà accesso ai migliori prof del mondo
Secondo: le tecnologie digitali contrariamente alle apparenze, possono essere più "umane" perché lo studente si modula tempi e dosi di apprendimento secondo le sue capacità e non è costretto a subire i ritmi decisi da altri, può "tornare indietro" e ricominciare daccapo finché non ha assimilato. 
Terzo: non è vero che il corso on-line segni la fine del rapporto tradizionale prof-studente, perché può essere la base di partenza, che consente ai docenti di concentrarsi sul "dopo", cioè il dibattito, il commento critico, i progetti di ricerca in squadra.


Tutto questo non toglie che restino ancora da superare diversi ostacoli, a cominciare dal valore della certificazione dei risultati conseguiti. “La maggior parte dei corsi accessibili online non rilascia al termine alcun tipo di diploma legalmente riconosciuto, ma solo un attestato di frequenza e questo è motivato anche dal fatto che è difficile, quando un test viene compilato online, stabilire in modo univoco che la persona che sta svolgendo la prova è proprio chi dice di essere” (F. Guerrini, La Stampa, 18 luglio 2012).
E l’articolo sulla Stampa si caratterizza per un minore entusiasmo rispetto a quello che abbiamo trovato nelle parole di Federico Rampini.

Secondo il giornale di Torino, l’altro problema è di natura finanziaria, perché “piattaforme come Coursera devono ancora trovare un modello di business grazie a cui un domani possano sostenersi senza l'aiuto di sponsor esterni”. Infine, si ritiene difficile “che l'apprendimento online possa sostituire del tutto quello dal vivo: fra i compiti dell'Università non c'è solo quello di fornire nozioni, ma quello di creare giovani adulti e in questo senso, l'esperienza del periodo accademico, specie nel contesto dei campus americani, è preziosa anche per il tipo di esperienze umane che permette di fare e per i legami che permette di stringere con altri studenti”.Resta il fatto che, con queste nuove iniziative, il sapere di punta, a scala mondiale, fino ad oggi racchiuso nella aule accessibili a pochi dei più prestigiosi campus americani, è ora disponibile, ovunque nel mondo intero, a chiunque possieda una semplice connessione Internet. Un grande progresso verso una più alta democrazia della conoscenza, non più appannaggio e monopolio delle elite dei paesi più ricchi: e questo dovrebbe farci riflettere sui possibili scenari che si aprono davanti a noi e davanti ai nostri figli.


per saperne di più:









STANFORD

La tradizione di Stanford - formare giovani inventori che creano nei "garage di casa" le imprese destinate a modellare il futuro del pianeta - dura dai tempi di Bill Hewlett e Dave Packard nel 1935; prosegue con Sergey Brin fondatore di Google; arriva ai due ventenni creatori di Instagram,  acquisita da Facebook per un miliardo di dollari.

La posizione di Stanford, a poche miglia dai quartieri generali di Apple, Google, Facebook, Yahoo!, ne fa un laboratorio di esperimenti continui: fu la prima istituzione accademica ad accettare che la propria biblioteca (tre milioni di volumi) venisse riprodotta in formato digitale da Google.

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