26 gennaio 2013

IKEA: una multinazionale come le altre

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Coloro che pensano che dietro l'aspetto easy and friendly di IKEA ci sia tanto buon cuore e solo una leggera e fisiologica attenzione agli affari e che il successo stia tutto nelle capacità di un discreto signore che ha fatto della sua passione per il bricolage l'occasione di far contenti milioni di consumatori... si sbagliano di grosso.
Basta leggere un bel reportage di Der Spiegel ripreso da Internazionale e ce ne possiamo ben rendere conto.
338 filiali sparse in 41 paesi; un catalogo stampato in 212 milioni di copie, uguali dappertutto (salvo in Arabia, dove Photoshop elimina la presenza delle figure femminili); 50 milioni delle magiche chiavi a brugola per il montaggio dei mobili diffuse ogni anno.

Ikea è diventata una "piovra del gusto che allunga i suoi tentacoli sempre più lontano. È un simbolo del consumismo, uno dei pochi marchi commerciali che non rappresentano semplicemente dei prodotti, ma un intero mondo, uno stile di vita".
Accanto a ciò, Ikea "professa aspirazioni “sociali”, vuole “dare un prezioso contributo al processo di democratizzazione” e si basa sul principio che in azienda “tutti devono comportarsi con effiicienza e allegria”.
Anche se l'ormai anziano proprietario Ingvar Kamprad non compare mai sui media, vive in modo dimesso e anonimo in una anonima cittadina svedese, IKEA è, dunque, una multinazionale dalle dimensioni colossali, che si comporta come tutte le altre grandi multinazionali, pur non godendo della stessa nomea di sfruttatrice dei lavoratori, nemica dell'ambiente, ecc ecc 
Questo successo ha a che fare con "l’immagine della Svezia che abbiamo tutti: boschi sconfinati, laghi profondi, casette di legno", cui si aggiunge il fatto  che l’Ikea ha trovato la ricetta per trasformare il cliente in collaboratore, mettendogli in mano la famosa chiave a brugola.
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Eppure... basta leggere quanto ci racconta Der Spiegel, perchè all'estero c'è ancora chi fa giornalismo d'inchiesta.
Con un fatturato passato da 11 a 27 miliardi di euro in dieci anni, dai suoi magazzini escono ogni giorno 7,5 milioni di flat pack: nulla è lasciato al caso e la ricerca del risparmio sui costi e dell'utile per l'azienda investe ogni minimo dettaglio della produzione e della vendita, con il personale che deve abbracciare una sorta di "credo aziendale" pervasivo e che non ammette alcun imprevisto.

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