-L’obiettivo di una convivenza pacifica tra fedeli di
religioni diverse è tra i cardini del concetto di civiltà e il reciproco
riconoscimento e la reciproca legittimazione delle diverse fedi religiose deve
essere una meta cui tendere sempre e comunque.
Fermi restando questi assunti, vi è un dato di fatto
che anche i più riottosi faticano a confutare: è quella dei Cristiani la comunità religiosa più esposta a casi
di persecuzione e discriminazione nel mondo.
E dobbiamo riconoscere che i paesi
più pericolosi sono alcuni tra quelli a maggioranza islamica.
In 17 paesi islamici su 49 totali, le religioni
diverse dall’islam non sono tollerate e cristiani e non musulmani sono
sottoposti a «controllo forzato». In 19 di questi paesi, inoltre, la libertà
religiosa è riconosciuta soltanto sulla carta ma non è applicata in pratica.
Nel marzo 2012 una fatwa
del Gran Muftì, indicava come necessaria la distruzione di tutte le
chiese nella Penisola arabica. E su alcuni libri di testo delle
superiori, pubblicati dal ministero dell’Istruzione di Riyad, si possono leggere frasi
del tipo: «Ebrei e cristiani sono nemici
dei credenti e non possono avere l’approvazione dei musulmani».
In Pakistan, la legge
sulla blasfemia ha portato nel 2011 161 persone davanti al giudice
e in tutto il Medio Oriente si ha l’impressione sempre più
fondata di tornare
a un’epoca che ormai non conoscevamo più: quella del fanatismo religioso. Lontani i giorni in cui la Primavera araba del Cairo
portava in piazza assieme copti e musulmani, come già era successo appena prima
dell’indipendenza egiziana negli anni Venti.
Nei Balcani sono in aumento situazioni che destano preoccupazioni. In Bosnia-Erzegovina, per esempio, gli investimenti compiuti da Stati come l’Iran e l’Arabia Saudita stanno dando
vita a comunità islamiche sempre più fanatiche. Mentre in Albania si sta
verificando la diffusione di un Islam più intollerante, rappresentato da
giovani imam formati in Turchia e in Arabia Saudita.
Anche in Nigeria, Mali e Kenya le pressioni dell’estremismo
islamico crescono con escalation che spesso arrivano anche nelle nostre
televisioni: in India le violenze dei nazionalisti indù ai danni dei cristiani
hanno superato quota 170 nel 2011,
in Orissa si aspetta giustizia dal 2008, per il pogrom
anticristiano nel distretto di Kandhamal.
Tra
gli Stati più liberticidi, infine, la Cina:
troppi ancora gli arresti di cristiani, islamici e buddisti, che nel 2011 hanno
raggiunto numeri record, e tante sono ancora le “contromisure” (si arriva fino
ai campi di rieducazione lavorativa) verso quei cattolici fedeli a Roma che non
aderiscono all’Associazione patriottica.
Per una lettura più completa di
questa situazione, rimandiamo all’articolo "L'emergenza ignorata deicristiani perseguitati" di Vittorio Messori,
pubblicato sul Corriere della Sera
del 28 dicembre scorso, che vogliamo riprendere e riproporre per l’autorevolezza
dello studioso e del giornale e per la completezza dei dati forniti.
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