-“Ho capito almeno una cosa
sull’autismo: che è il mio cioccolatino amaro, mio e soprattutto di Andrea e
che dobbiamo gestircelo. Avete presente Forrest Gump? Quando la madre gli dice
che la vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti
capita? Ti è capitato quello amaro,
è inutile che piangi perché l’altro ce l’ha più dolce e sta meglio: parti da lì
e vai” (pag. 131-2)
Questo il punto da dove Franco
Antonello parte insieme a suo figlio Andrea, affetto da autismo: una strada
percorsa in due, che abbiamo iniziato a conoscere attraverso l’imprevisto
successo di “Se ti abbraccio non aver paura”, e che conosciamo meglio ora che è
arrivato “SONO GRADITI VISI SORRIDENTI”.
Nel primo libro, grazie alla
penna di Fulvio Ervas, FRANCO ANTONELLO ci ha raccontato la storia del viaggio
in moto attraverso le due Americhe, compiuto con il figlio autistico ANDREA.
Pensava di stamparne 500 copie da dare ad amici e conoscenti e, invece, ne è
venuto un successo strepitoso, tanto che Feltrinelli ha gli ha chiesto di
ripercorrere tutta la vita, sua e di Andrea. Possiamo così leggere “SONO
GRADITI VISI SORRIDENTI”, un libro che ti prende nell’anima e ti lascia con gli
occhi umidi di commozione e di
ammirazione.
Partiamo con un po’ di ordine
cronologico.
Franco Antonello, che somiglia a
Ligabue in modo davvero impressionante, nasce a Castelfranco nel 1960 e vive il cammino che porta il povero Veneto a diventare il centro di quel
Nord-Est tanto ricco che tutti ben conosciamo. La famiglia gestisce un albergo/ristorante,
con tanto di sala banchetti per i pranzi di matrimonio. Dedizione totale al
lavoro, tanto che genitori e zii, con le rispettive famiglie abitano “dentro”
l’albergo, in totale con-fusione tra sfera familiare e sfera lavorativa, con la
dedizione al lavoro e ai clienti prima di tutto. Solo col passare degli anni e
con l’aumentare della ricchezza, le tre famiglie si doteranno di abitazione
propria e separeranno le due cose.
Franco cresce in questo ambiente,
lavorando. Ci racconta della sua giovinezza, del motorino, della discoteca,
delle canzoni di Rino Gaetano e di del primo Vasco; si diploma in ragioneria e
trova subito (allora succedeva) posto in banca, dove va quasi per sfuggire al
lavoro totalizzante che ha visto praticato dai propri genitori.
Gli anni sono quelli buoni e
anche il posto fisso in banca gli va stretto: diventa consulente finanziario
per Fideuram e via, di cliente in cliente, guadagna in un mese quello che in
banca prendeva in sei mesi a stare fisso in ufficio.
E ancora un altro cambiamento:
unendosi ad altri tre amici che hanno avviato una ditta che si occupa di
raccolta e distribuzione delle
pubblicità, diventa imprenditore “rampante” e affermato, dimostrando capacità
organizzative di primo livello.
Arriva qui, lacerante e sconvolgente,
l’autismo che colpisce improvvisamente Andrea, quando ha due anni e mezzo. Così
lo vedono, per la prima volta, i genitori: “C’è Andrea, nel giardino. E’ in
piedi in mezzo all’erba, con in mano il blocchetto delle costruzioni, quelli
grossi per i bambini della sua età, giallo vivo. Lo gira e lo rigira tra le
mani, lentamente, senza sosta. Lo guarda. Ma i suoi occhi sono vuoti”. (pag.
86)
AUTISMO. SUL DIZIONARIO UNA PAROLA. NELLA VITA, UNA BUFERA.
“Immagina di uscire e prendere la tua auto. Sali, giri la chiave e la
macchina, invece di mettersi in moto, suona il clacson. Tutti ti guardano.
Spegni. Riaccendi, stavolta va in moto. Chiudi la portiera, si apre il baule.
Metti la prima, va in retro…
Tu sai cosa fare, ma la macchina non lo fa. La gente ti guarda, pensa
che tu sia deficiente, che non sappia guidare; suona il clacson, ti insulta.
Ecco, L’AUTISMO E’ QUANDO QUESTA MACCHINA E’ IL TUO CORPO E TUTTO, OGNI GESTO,
LE PAROLE, TUTTO E’ DIVERSO DA QUELLO CHE VUOI FARE. TU VEDI PERFETTAMENTE IL
MONDO, CAPISCI PERFETTAMENTE COSA SUCCEDE, MA FAI COSE DIVERSE DA QUELLE CHE
VUOI, LA GENTE PENSA CHE TU SIA SCEMO E TI TRATTA DA SCEMO” (pag. 88)
Domande senza risposta,
pellegrinaggi tra mille ospedali e specialisti, ma senza alcuna via d’uscita,
con i genitori che affrontano la più dura delle prove che possa loro accadere.
“Non è possibile, non è accettabile, non si può. Non possono arrivare
gratis, queste cose, a uno così piccolo, che nella vita di male non ha fatto
niente” ed è la mamma che “si carica
sulle spalle la quotidianità di questa nostra nuova, estenuante condizione di
genitori di un bambino disabile”, essendo lui impegnatissimo con il lavoro:
“di lavoro ne abbiamo un sacco, continua
ad essere un periodo d’oro”. (pag. 93)
E per seguire al meglio Andrea,
Franco limita il tempo dedicato al lavoro, cerca di stare quanto può con Andrea,
tanto che, quando il matrimonio giunge al capolinea, si prende in casa il
figlio e impara a vivere insieme a lui, con lui affronta l’avventura del lungo
viaggio in moto attraverso l’America, rendendosi conto che “L’AUTISMO: UNA RICETRASMITTENTE CHE RICEVE TUTTO MA TRASMETTE SOLO
RUMORE BIANCO” (pag. 132)
Andrea impara a leggere e a
scrivere, frequenta la scuola e vince tutti i pregiudizi (emblematico quanto
avviene con il preside della scuola media…) fino ad arrivare alla maturità, lo
scorso anno.
Il libro è scritto a quattro mani
e le parti in corsivo sono quelle di Andrea, che commenta la sua vita e lancia
un appello:
“Io ho bisogno di voi. Diffido dei miei gesti che non dicono chi sono,
io vi conosco da lontano… Vi scrivo di me dentro una scatola piena che si apre
con difficili gesti…
Fragile mio cuore batte per amicizia.
Porto richieste a tutti voi primo non ditemi sempre cosa non devo fare
ma aiutatemi a vedere come muovere mio corpo” (pag. 219)
Franco ha trovato una nuova strada, insieme al figlio, che lo porterà
alla scoperta del sociale, che egli affronta con lo spirito e le capacità
dimostrate come imprenditore: nasce “I BAMBINI DELLE FATE”, fondazione senza scopo di lucro con finalità
sociali e umanitarie rivolte alle disabilità infantili ed alla ricerca http://www.ibambinidellefate.it , nella consapevolezza che “La nostra società non è fatta per la gente
diversA” forse anche perché segue obiettivi sbagliati e non è detto
che sia poi vero che la nostra è la società migliore che possiamo immaginare: “quando negli anni Ottanta mi sono
innamorato del Brasile non è stato per la bellezza di quella terra… per il modo
di vivere. La gente lì è più semplice, naturale, tranquilla, allegra.
Soprattutto ha UN ALTRO SENSO DELLE PRIORITA’. L’amore, la musica, l’amicizia,
ballare vengono prima. Mare e sole, che sono la vita. E poi certo, MA SOLO POI,
il lavoro, gli impegni, il resto.” (pag. 106)
E ci lancia un appello perché
ciascuno di noi possa dare il proprio contributo, con misura e con impegno
costante, senza lasciarsi andare ai facili gesti di generosità sporadica, ma
garantendo la regolarità del nostro impegno, per quanto piccolo essa sia.
Un sogno e un appello, dunque,
per un diverso modo di affrontare le problematiche sociali: “NON UNA LACRIMA, UN OBOLO, MA UN IMPEGNO…
Si tratta di cambiare punto di vista… Siamo in un mondo che corre, corre, corre
e per cambiare la testa di tutti ci vuole tempo” ma è necessraio smetterla
con la logica dell’emergenza quando si tratta del sociale. “Basta con cene, dove una sera si raccolgono fondi e fino al prossimo
Natale nessuno ci pensa più… che ognuno, invece di essere coinvolto nel sociale
a caso, SI ABBINI A UN PROGETTO IN MANIERA CONTINUATIVA… che ci sia nel sociale
una mentalità imprenditoriale, possibilità di controllo, responsabilità… che
ogni allenatore dedichi una giornata al mese a un ragazzo disabile. Che ogni
artista, pittore, musicista, che ogni imprenditore, sarto, ogni artigiano o
manager, ogni casalinga o impiegato, CHE TUTTI NOI CI PRENDIAMO UN GIORNO AL
MESE PER CONDIVIDERE IL NOSTRO TEMPO CON LUI O CON LEI… CHE OGNUNO DI NOI PENSI
TRENTA GIORNI AL MESE A SE STESSO E UN GIORNO, UNO SOLO, A QUELLI CHE SONO
RIMASTI PER STRADA E CI SONO RIMASTI GRATIS, SENZA AVER FATTO NIENTE DI MALE,
SENZA AVER AVUTO MAI UNA POSSIBILIOTA’.
CHE OGNUNO DI NOI DIA LE BRICIOLE DEI SUOI GIORNI A CHI NE HA BISOGNO
COME IL PANE. Allora avremo fatto l’unica rivoluzione necessaria. La
rivoluzione copernicana. FARE GIRARE IL MONDO ATTORNO ALLE PERSONE (pag.
217-18)
Per fare questo “niente domande. Non chiederti cosa devi
fare o come devi farlo, pensa solo a donare il tuo tempo, la tua compagnia”.
“Uomo non è
Animale lo diventa
Se subisce
Cattiveria altrui
Importante dico è distribuire
Amore unito a fiducia
nell’umanità” (pag. 220)
p.s.: da quanto accaduto ad
Andrea e dai tempi e modi in cui si è manifestato l’autismo, sembra emergere
con forte evidenza – sostenuta da analoghe testimonianze di tanti altri casi -
la correlazione tra autismo e vaccinazioni infantili. URGENTI APPROFONDIMENTI
SCIENTIFICI IN PROPOSITO
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