5 febbraio 2014

piccoli negozi e deserto commerciale

-“Addio alla piccola bottega. Così il cibo sparisce dalle vetrine delle città”: interessante articolo di Carlo Petrini – padre fondatore e anima di Solw Food – dedicato alla desertiicazione commerciale delle nostre città per quanto riguarda il cibo.
Gli Americani se ne sono già accorti da tempo e hanno coniato un apposito termine: “FOOD DESERTS”, a indicare “l’estremizzazione drammatica di un fenomeno sociale e di mercato del quale, a ben vedere, quasi nessuna città è oggi immune, neanche le nostre”.

Il tessuto commerciale dei centri cittadini si è ormai trasformato in un mix di vetrine di catene internazionali: “ovunque occhieggiano le stesse catene di biancheria intima, calze, jeans, gioielli, vestiti, scarpe appena intervallate da un buon numero di sportelli bancari”. Su tutto, a dominare ormai incontrastati, sono “marche e marchi multinazionali, con i loro loghi sempre uguali”.
Petrini ricorda come Slow Food nacque trent’anni fa per porre un argine “all’omologazione del cibo, in opposizione giocosa ma seria al paradigma del fast food che stava colonizzando le nostre città” cercando di recuperare spazio e visibilità ai cibi e alla cucina regionale italiana.
Purtroppo, oggi, dobbiamo constatare che “sono sparite le drogherie, le latterie, molte gastronomie, pasticcerie, macellai e panettieri” e la crisi aggiunge motivi di difficoltà, in ambito cittadino, con affitti troppo alti per far quadrare i conti del classico esercizio di vicinato.
La soluzione è PREMIARE CHI RESISTE CON I NOSTRI ACQUISTI MA ANCHE INTRODURRE POLITICHE DEDICATE alla salvaguardia dei piccoli esercizi commerciali, fatti di “persone che animano le botteghe e gli alimentari di tutto il mondo” dove il piccolo commercio “UMANIZZA CIO’ CHE VENDE, foss’anche la confezione di ammorbidente per la lavatrice smerciata in una vecchia drogheria, figuriamoci il cibo”.
Un certo rimpianto, dunque, per quel piccolo mondo scomparso o che rischia di scomparire, che era “rassicurante e pieno di umanità: la faccia del droghiere, la favella del panettiere, la perizia del verduraio, la simpatia del macellaio” spariti e sostituiti “sotto le scritte d’insegne seriali che per quanto si impoegnino a fare bene le cose, non riusciranno mai a sostituire la presenza fisica dei piccoli commercianti dei nostri centri”.
In questa direzione, benvenuta l’iniziativa del Giornale di Brescia che premia il “commesso dell’anno”: la forte partecipazione dei lettori segna anche un punto a favore degli esercenti dei piccoli negozi e segna un attaccamento ancora radicato al negozio sotto casa, dove è “umano” e anche piacevole “fare la spesa”, senza correre il rischio degli acquisti compulsivi cui talvolta induce il grande centro commerciale.
Visto da Mazzano, il concorso bresciano vede anche l’ottimo piazzamento di Alberto Albini, sempre presente, gentile e competente dietro al fornitissimo banco di via Conciliazione.

per leggere l'articolo di Carlo PETRINI clicca qui

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