-“Addio alla piccola bottega. Così il cibo sparisce dalle vetrine delle
città”: interessante articolo di Carlo Petrini – padre fondatore e anima di
Solw Food – dedicato alla desertiicazione commerciale delle nostre città per quanto
riguarda il cibo.
Gli Americani se ne sono già
accorti da tempo e hanno coniato un apposito termine: “FOOD DESERTS”, a indicare “l’estremizzazione
drammatica di un fenomeno sociale e di mercato del quale, a ben vedere, quasi
nessuna città è oggi immune, neanche le nostre”.
Il tessuto commerciale dei centri
cittadini si è ormai trasformato in un mix di vetrine di catene internazionali:
“ovunque occhieggiano le stesse catene di
biancheria intima, calze, jeans, gioielli, vestiti, scarpe appena intervallate
da un buon numero di sportelli bancari”. Su tutto, a dominare ormai
incontrastati, sono “marche e marchi
multinazionali, con i loro loghi sempre uguali”.
Petrini ricorda come Slow Food
nacque trent’anni fa per porre un argine “all’omologazione
del cibo, in opposizione giocosa ma seria al paradigma del fast food che stava
colonizzando le nostre città” cercando di recuperare spazio e visibilità ai
cibi e alla cucina regionale italiana.
Purtroppo, oggi, dobbiamo
constatare che “sono sparite le
drogherie, le latterie, molte gastronomie, pasticcerie, macellai e panettieri”
e la crisi aggiunge motivi di difficoltà, in ambito cittadino, con affitti
troppo alti per far quadrare i conti del classico esercizio di vicinato.
La soluzione è PREMIARE CHI RESISTE CON I NOSTRI ACQUISTI
MA ANCHE INTRODURRE POLITICHE DEDICATE alla salvaguardia dei piccoli
esercizi commerciali, fatti di “persone
che animano le botteghe e gli alimentari di tutto il mondo” dove il piccolo
commercio “UMANIZZA CIO’ CHE VENDE, foss’anche
la confezione di ammorbidente per la lavatrice smerciata in una vecchia
drogheria, figuriamoci il cibo”.
Un certo rimpianto, dunque, per
quel piccolo mondo scomparso o che rischia di scomparire, che era “rassicurante e pieno di umanità: la faccia
del droghiere, la favella del panettiere, la perizia del verduraio, la simpatia
del macellaio” spariti e sostituiti “sotto
le scritte d’insegne seriali che per quanto si impoegnino a fare bene le cose,
non riusciranno mai a sostituire la presenza fisica dei piccoli commercianti
dei nostri centri”.
In questa direzione, benvenuta l’iniziativa
del Giornale di Brescia che premia il “commesso dell’anno”: la forte
partecipazione dei lettori segna anche un punto a favore degli esercenti dei
piccoli negozi e segna un attaccamento ancora radicato al negozio sotto casa,
dove è “umano” e anche piacevole “fare la spesa”, senza correre il rischio
degli acquisti compulsivi cui talvolta induce il grande centro commerciale.
Visto da Mazzano, il concorso
bresciano vede anche l’ottimo piazzamento di Alberto Albini, sempre presente, gentile
e competente dietro al fornitissimo banco di via Conciliazione.
per leggere l'articolo di Carlo PETRINI clicca qui
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