-Tra i temi che vengono spesso annunciati, quando si parla
dell’attuale situazione del nostro Paese, quello del “”futuro che attende le nuove generazioni” occupa un posto
sicuramente rilevante e le risposte non inducono a facili entusiasmi.
Il futuro, ma soprattutto il
presente, è diverso per i pensionati. Analizziamo infatti il rapporto Inps 2011 evidenzia distorsioni che possono,
in buona misura, spiegare la non crescita del Paese.
Premesso che chi entra nel mondo del
lavoro oggi, invece, potrà andare in pensione solo a 70
anni, vediamo che su 13.941.802 di pensionati attuali ben 1.077.623 – pari al 7,7% del totale - sono sostanzialmente giovani e si
collocano nella fascia tra 40 e 59
anni e costano circa 13,2
miliardi di euro.
Guardando alle RENDITE PIU’ ELEVATE,
vediamo che vi sono 403.023 pensionati - pari al 2,8 % del
totale – che SUPERANO I 3.000 EURO
MENSILI e costano allo Stato circa 21
miliardi , pari all’11% della spesa pensionistica. Un
dato imbarazzante che rimane qui nascosto è che LA MEDIA DI QUESTE
PENSIONI PIU’ ALTE E’ DI 4.165 EURO MENSILI. Tanti sono vicini alla soglia dei 3.000 euro mensili, ma pochi fortunati e poco
conosciuti, per giungere a una simile media, ricevono rendite altissime, tanto da poter affermare, senza
tema di essere smentiti, che “pochi
privilegiati oggi assorbono rendite altamente sperequate rispetto a quanto erogato”.
In sostanza, si sta perpetuando un
forte squilibrio inter-generazionale, se pensiamo che la ricchezza continua ad
accumularsi sulla generazione che ha sempre pagato poche tasse, visto che la
pressione fiscale negli anni Sessanta e Settanta è stata mediamente del 25%
e nel 1980 era al 31,4% (oggi siamo oltre il 45%).
Di fatto, la politica degli Settanta
è stata pessima, con mancanza di visione demografica, industriale e di
pianificazione, ricerca della concertazione e del consenso mediante concessione
di privilegi e prebende e oggi queste scelte vanno a gravare sugli attuali
contribuenti.
Per mantenere e difendere questa
situazione, sono state promulgate leggi che hanno difeso le pensioni calcolate
con il metodo retributivo, baby pensioni, ecc., secondo il principio del “diritto
acquisito” quale una sorta di moloch inviolabile a difesa delle norme che
avvantaggiano le generazioni oggi non più attive.
Questa situazione di squilibrio è
dimostrata anche dalla squilibrata distribuzione della ricchezza: i giovani sotto i 30 anni che pagano l’imposta sono
solo l’1,9%; tra fra i 31
e i 50 anni la paga il 24,63%: come
dire che AL DI SOTTO DEI 50 ANNI,
SOLO IL 26.5% DEGLI ITALIANI POSSIEDE UNA CASA
E LO SQUILIBRIO VALE ANCHE PER LE PENSIONI FUTURE: con un reddito netto di 1500 euro
mensili - corrispondenti a 18.750 annui - e un tasso di risparmio pari al 10%, SERVONO 78 ANNI DI VERSAMENTI CONTRIBUTIVI
PER ACCUMULARE
IL CAPITALE NECESSARIO
A DARE UNA RENDITA PARI ALL’ULTIMO
REDDITO PERCEPITO.
In sostanza, viene da dire che “questa attuale generazione di pensionati
elitari difende la propria casta, ma ha tolto la speranza ai giovani e la loro
fiducia nel futuro” per il semplice fatto che i giovani, che difficilmente
trovano lavoro, “possono accumulare il capitale, che di fatto
servirà loro per la vecchiaia, solo ereditando e quindi non lavorano”.
Con il
rischio che, così stando le cose, “la
società si spegne e non ci sarà futuro per questa Italia”.
Pertanto, “all’alba del terzo millennio è necessario un nuovo patto di redistribuzione
fra le generazioni”, con l’obiettivo di dare speranza e dignità al lavoro,
alle persone e non al capitale.
Inoltre, i figli del baby boom –
oggi cinquantenni - consapevoli del loro ruolo di figli e di padri, devono
essere i promotori di un nuovo “messaggio
di solidarietà intergenerazionale” e devono illuminare i propri genitori -
oggi pensionati - sul fatto che è necessario un sacrificio che elimini l’attuale distorsione sociale “per ridare una speranza non tanto per loro, ma per i loro figli,
nipoti di quei nonni oggi pensionati che beneficiano di rendite non più
accettabili”.
Tra le poche cose che si potrebbero
fare, fin da subito:
calmierare le baby pensioni al costo
della pensione sociale: risparmio stimato di 6
miliardi di euro/anno.
calmierare le pensioni d’oro a 3.500
euro lordi mese: risparmio stimato di 7,5- 8
miliardi di euro.
Quante belle cose si potrebbero fare
a favore dei più giovani con questi risparmi!
Note tratte da Gianluigi LONGHI - “L’Italia
delle rendite e delle ingiustizie sociali” (Il sussidiario, 5 maggio)
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