10 maggio 2013

un patto intergenerazionale

-Tra i temi che vengono spesso annunciati, quando si parla dell’attuale situazione del nostro Paese, quello del “”futuro che attende le nuove generazioni” occupa un posto sicuramente rilevante e le risposte non inducono a facili entusiasmi.

Il futuro, ma soprattutto il presente, è diverso per i pensionati. Analizziamo infatti il rapporto Inps 2011 evidenzia distorsioni che possono, in buona misura, spiegare la non crescita del Paese.

Premesso che chi entra nel mondo del lavoro oggi, invece, potrà andare in pensione solo a 70 anni, vediamo che su 13.941.802 di pensionati attuali ben 1.077.623 – pari al 7,7% del totale - sono sostanzialmente giovani e si collocano nella fascia tra 40 e  59 anni e costano circa 13,2 miliardi di euro. 
Guardando alle RENDITE PIU’ ELEVATE, vediamo che vi sono 403.023 pensionati - pari al 2,8 % del totale – che SUPERANO I 3.000 EURO MENSILI e costano allo Stato circa 21 miliardi , pari all’11% della spesa pensionistica. Un dato imbarazzante che rimane qui nascosto è che LA MEDIA DI QUESTE PENSIONI PIU’ ALTE E’ DI 4.165 EURO MENSILI. Tanti sono vicini alla soglia dei 3.000 euro mensili, ma pochi fortunati e poco conosciuti, per giungere a una simile media, ricevono rendite  altissime, tanto da poter affermare, senza tema di essere smentiti, che “pochi privilegiati oggi assorbono rendite altamente sperequate rispetto a quanto erogato”.
In sostanza, si sta perpetuando un forte squilibrio inter-generazionale, se pensiamo che la ricchezza continua ad accumularsi sulla generazione che ha sempre pagato poche tasse, visto che la pressione fiscale negli anni Sessanta e Settanta è stata mediamente del 25% e nel 1980 era al 31,4% (oggi siamo oltre il 45%).
Di fatto, la politica degli Settanta è stata pessima, con mancanza di visione demografica, industriale e di pianificazione, ricerca della concertazione e del consenso mediante concessione di privilegi e prebende e oggi queste scelte vanno a gravare sugli attuali contribuenti.
Per mantenere e difendere questa situazione, sono state promulgate leggi che hanno difeso le pensioni calcolate con il metodo retributivo, baby pensioni, ecc., secondo il principio del “diritto acquisito” quale una sorta di moloch inviolabile a difesa delle norme che avvantaggiano le generazioni oggi non più attive.
Questa situazione di squilibrio è dimostrata anche dalla squilibrata distribuzione della ricchezza:  i giovani sotto i 30 anni che pagano l’imposta sono solo l’1,9%; tra fra i 31 e i 50 anni la paga il 24,63%: come dire che AL DI SOTTO DEI 50 ANNI, SOLO IL 26.5% DEGLI ITALIANI POSSIEDE UNA CASA  
E LO SQUILIBRIO VALE ANCHE PER LE PENSIONI FUTURE: con un reddito netto di 1500 euro mensili - corrispondenti a 18.750 annui - e un tasso di risparmio pari al 10%, SERVONO 78 ANNI DI VERSAMENTI CONTRIBUTIVI PER ACCUMULARE IL CAPITALE NECESSARIO A DARE UNA RENDITA PARI  ALL’ULTIMO REDDITO PERCEPITO.
In sostanza, viene da dire che “questa attuale generazione di pensionati elitari difende la propria casta, ma ha tolto la speranza ai giovani e la loro fiducia nel futuro” per il semplice fatto che i giovani, che difficilmente trovano lavoro,  “possono accumulare il capitale, che di fatto servirà loro per la vecchiaia, solo ereditando e quindi non lavorano”.
Con il rischio che, così stando le cose, “la società si spegne e non ci sarà futuro per questa Italia”.
Pertanto, “all’alba del terzo millennio è necessario un nuovo patto di redistribuzione fra le generazioni”, con l’obiettivo di dare speranza e dignità al lavoro, alle persone e non al capitale.
Inoltre, i figli del baby boom – oggi cinquantenni - consapevoli del loro ruolo di figli e di padri, devono essere i promotori di un nuovo “messaggio di solidarietà intergenerazionale” e devono illuminare i propri genitori - oggi pensionati - sul fatto che è necessario un sacrificio che elimini  l’attuale distorsione sociale “per ridare una speranza non tanto per loro, ma per i loro figli, nipoti di quei nonni oggi pensionati che beneficiano di rendite non più accettabili”.
Tra le poche cose che si potrebbero fare, fin da subito:
calmierare le baby pensioni al costo della pensione sociale: risparmio stimato di 6 miliardi di euro/anno.
calmierare le pensioni d’oro a 3.500 euro lordi mese: risparmio stimato di 7,5- 8 miliardi di euro.
Quante belle cose si potrebbero fare a favore dei più giovani con questi risparmi!
Note tratte da Gianluigi LONGHI - “L’Italia delle rendite e delle ingiustizie sociali” (Il sussidiario, 5 maggio)

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