“GLOBALIZZAZIONE
DELLA POVERTA' E NUOVO ORDINE MONDIALE”, dove la specifica del
“nuovo ordine mondiale” appare nella seconda edizione, arricchita
e approfondita rispetto alle prime intuizioni e che possiamo leggere
in italiano grazie alla traduzione di EGA (Edizioni Gruppo Abele).
Per dirla in poche parole: Michel
Chossudovsky, docente di Economia all'università di Ottawa, fina dal 1997 vede il mondo intero preda di un'elitè
finanziaria che fa e disfa la vita di interi Stati e punta al governo
del mondo intero, all'insegna della convinzione – ormai
pacificamente accettata – che l’unica strada possibile per una
sana economia sia il capitalismo senza freni, la deregolamentazione
finanziaria, il liberismo economico e la concorrenza sfrenata sui
mercati.
Nella
sua analisi, Chossudovsky parte da quanto successo in Sud America
negli anni '70, in Cile e in Argentina, dove l'economia venne
"risanata" grazie alle ricette monetarsite dei "Chicago
Boys", che raddrizzano i parametri macro-economici di questi
Paesi grazie a SHOCK ECONOMICI che “stravolgono la politica e
la società di un paese affamandone la popolazione, devastando gli
apparati pubblici, licenziando migliaia di lavoratori, indebolendo la
rete di imprenditori locali e appropriandosi delle risorse naturali e
ambientali del territorio”.
“L’esperienza
del Cile e dell’ Argentina sotto i “Chicago Boys”
- ci spiega l'autore - era una prova generale delle cose
che sarebbero successe in seguito. A tempo debito, i proiettili
economici del sistema di libero mercato stavano colpendo un paese
dopo l’altro. A partire dall’assalto della crisi del debito degli
anni 1980, la stessa medicina economica del FMI è stata
sistematicamente applicata in più di 150 paesi in via di sviluppo”
E
prosegue poi analizzando altri casi consimili, dove le scelte di
politica economica sembrano finalizzate solo e palesemente
all'arricchimento di elite privilegiate di banchieri internazionali e
azionisti delle grandi multinazionali di cui noi, poveri mortali, non
conosciamo le facce e i nomi.
Già
nei pochi anni tra ola prima e la seconda edizione (1997 – 2003),
Michel Chossudovsky averte che “il mondo è cambiato
radicalmente, la "globalizzazione della povertà" ha esteso
la sua presa di tutte le principali regioni del mondo” e una
sorta di NUOVO ORDINE MONDIALE ha preso il sopravvento così
da “distruggere la sovranità nazionale e dei diritti dei
cittadini. Secondo le nuove regole dell'Organizzazione mondiale
del commercio (OMC), istituito nel 1995, "i diritti
radicati" sono stati concessi alle più grandi banche del mondo
e conglomerati multinazionali. Debiti pubblici sono a spirale,
le istituzioni statali sono crollate e l'accumulazione di ricchezza
privata è progredita senza sosta”.
Nel
suo saggio, Chossudovsky descrive dettagliatamente i metodi
attraverso i quali organizzazioni sovranazionali come il Fondo
Monetario Internazionale e la Banca Mondiale decidono da oltre mezzo
secolo le politiche economiche globali.
In
questa direzione, gli accordi di libera circolazione del lavoro
previsti dal Trattato di Maastricht e la conseguente apertura delle
frontiere nei paesi dell’Unione Europea, così come gli accordi
commerciali NAFTA nel Nordamerica, sono misure indirizzate, non già
a sanare l’economia globale, ma ad accentrare le ricchezze in pochi
centri di potere.
Esiste
una sorta di “grande progetto di dominio globale, un piano
criminoso che riguarda tutti i continenti e che in breve, se nessuno
farà nulla, ci porterà ad un Governo Mondiale gestito da un gruppo
di banchieri e affaristi internazionali. Una sola banca, un unico
Stato e una sola e ridotta popolazione”.
Anche
l'attacco alle Torri gemelle diventa “funzionale” a questo grande
disegno, cos' che il nuovo millennio si apre con una massiccia
campagna di propaganda che punta a rafforzare il "sistema di
libero mercato globale", attraverso una ondata di
deregolamentazioni e privatizzazioni, con conseguenti acquisizioni
anche di servizi pubblici e di infrastrutture dello Stato (compresa
l'assistenza sanitaria, energia elettrica, acqua e trasporti) da
parte di capitale privato.
A
distanza di un decennio dalla seconda edizione di questo saggio,
vediamo che le cose sono proseguite così come Chossudovsky aveva
previsto e anche la crisi feroce iniziata nel 2008 non ha segnato la
fine del predominio delle elitè finanziarie, ma ne ha rafforzato
ulteriormente il ruolo.
L'economia
mondiale è sempre prigioniera della finanza di grandi banche e di
fondi d'investimento e il lavoro, gestito da poche e fameliche
multinazionali, si sposta velocemente laddove la monodopera costa di
meno, in modo da favorire un progressivo livellamento dei salari.
Verso il basso, è ovvio.
E
per far fronte alle difficoltà immani, non resterà agli Stati –
dopo la privatizzazione dei servizi pubblici – se non di vendere i
“gioielli di famiglia”. Anche in Italia siamo ben avviati su
questa strada: liberalizzazioni per forza, privatizzazioni già
andate a beneficio di pochi, vendita all'orizzonte di patrimonio
immobiliare pubblico (caserme, demanio in genere, ecc) e aziende
eccellenti (Alenia, Finmeccanica...).
Da
notare che gli “stregoni” funzionali a questo disegno sono
rigorosamente “trasversali agli schieramenti politici”. Basti
pensare alle privatizzazioni degli anni '90 delle grandi banche
pubbliche (CREDIT, COMIT, banco di Roma, BNL, Bnaco di napoli), alla
vendita di ENEL, Telecom: al tesoro, come direttore generale, era
Mario Draghi, tra i grandi manovratori, Romano Prodi; in Europa, a
benedire tanta manna, Mario Monti...
E
tutto questo “con poca o nessuna opposizione dalla base della
società civile” allora e lo stesso si prospetta anche oggi,
distratti come siamo con i siparietti della politica, le opposte
fazioni destra/sinistra, i bunga-bunga da una parte e le faide
interne dall'altra...
Michel
Chossudovsky
GLOBALIZZAZIONE DELLA POVERTA' E NUOVO ORDINE MONDIALE
Prefazione
alla seconda edizione
Appena
poche settimane dopo il colpo di stato militare in Cile, avvenuto
l’11 settembre 1973, con cui il governo eletto del presidente
Salvador Allende venne rovesciato dalla giunta militare guidata da
Augusto Pinochet, quest’ultimo ordinò un aumento del prezzo del
pane da 11 a 40 escudos, un aumento del 264%. Questo trattamento
economico era stato progettato da un gruppo di economisti chiamato
“Chicago
Boys“.
Al
momento del colpo di stato militare insegnavo all’Istituto
di Economia dell’Università Cattolica del Cile,
che pullulava di “Chicago
Boys”,
discepoli di Milton Friedman. Quell’ 11 settembre, nelle ore
successive al bombardamento del Palazzo Presidenziale della Moneda, i
nuovi governanti militari imposero un coprifuoco di 72 ore. Alcuni
giorni dopo, alla riapertura dell’Università, i “Chicago
Boys”
festeggiavano. Neanche una settimana dopo, molti dei miei
colleghi vennero chiamati a ricoprire posizioni chiave nel governo
militare.
Mentre
i prezzi alimentari erano saliti alle stelle, i salari erano stati
congelati per garantire “stabilità
economica e scongiurare pressioni inflazionistiche“.
Da un giorno all’altro, un intero paese venne fatto precipitare
nella povertà abissale: in meno di un anno, in Cile, il prezzo del
pane era aumentato di 36 volte e l’85 per cento della popolazione
cilena era stata spinta al di sotto della soglia di povertà.
Questi
eventi mi colpirono profondamente nel mio lavoro come
economista. Attraverso la manomissione dei prezzi, dei salari e
dei tassi di interesse, la vita delle persone era stata distrutta,
l’intera economia nazionale era stata destabilizzata. Ho
cominciato a capire che la riforma macro-economica non era né
“neutrale”
– come rivendicato dal mainstream accademico – nè separata dal
più ampio processo di trasformazione sociale e politico. Nei
miei primi scritti sulla giunta militare cilena, consideravo il
cosiddetto “libero
mercato”
come un efficiente strumento di “repressione
economica“.
Due
anni dopo, nel 1976, sono tornato in America Latina come visiting
professor all’Università
Nazionale di Cordoba, nel cuore industriale dell’Argentina. Il
mio soggiorno è coinciso con un altro colpo di stato
militare. Decine di migliaia di persone furono arrestate e
moltissimi desaparecidos sono stati assassinati. Il colpo di
stato militare in Argentina era una “copia”
di quello guidato dalla CIA in Cile. Dietro i massacri e le
violazioni dei diritti umani, erano state anche ordinate le riforme
del “libero
mercato” –
questa volta sotto la supervisione dei creditori newyorkesi
dell’Argentina.
Le
mortali prescrizioni economiche del Fondo monetario internazionale
(FMI), applicate con il pretesto del “programma
di aggiustamento strutturale“,
non erano ancora state lanciate ufficialmente.
Dal
mio precedente lavoro in Cile, Argentina e Perù, ho iniziato a
studiare l’impatto globale di queste riforme. Alimentandosi
senza sosta sulla povertà e sulla dislocazione economica, stava
prendendo forma un Nuovo Ordine Mondiale.
Nel
frattempo, la maggior parte dei regimi militari in America Latina
erano stati sostituiti da “democrazie”
parlamentari, cui era affidato il raccapricciante compito di mettere
all’asta l’economia nazionale nel quadro dei programmi di
privatizzazioni sponsorizzati dalla Banca Mondiale. Nel 1990, tornai
all’Università Cattolica del Perù, dove avevo insegnato dopo aver
lasciato il Cile nei mesi successivi al golpe militare del 1973.
Ero
arrivato a Lima nel pieno della campagna elettorale del
1990. L’economia del paese era in crisi. Il populista
governo uscente del presidente Alan Garcia era stato inserito nella
“lista
nera”
del FMI. Alberto Fujimori divenne il nuovo Presidente il 28 luglio
1990. E appena qualche giorno dopo, anche il Perù venne colpito
dalla ”terapia
d’urto economica”
- questa volta con una vendetta. Il Perù fu punito per
non essersi adeguato ai diktat del FMI: il prezzo del carburante
venne fatto aumentare di 31 volte e il prezzo del pane aumentò più
di dodici volte in un solo giorno. Il FMI – in stretta
consultazione con il Tesoro degli Stati Uniti – aveva operato
dietro le quinte. Queste riforme – eseguite in nome
della “democrazia”
– furono molto più devastanti rispetto a quelle applicate in Cile
e in Argentina sotto il pugno del regime militare. Negli anni
’80 e ’90 ho viaggiato molto in Africa.Il mio campo di ricerca
per questa prima edizione era stato, infatti, il Ruanda che,
nonostante gli alti livelli di povertà, aveva raggiunto
l’autosufficienza nella produzione alimentare. Dai primi anni
del 1990, l’economia nazionale del Ruanda venne distrutta e il suo
sistema agricolo, una volta vibrante, fu destabilizzato. Il FMI
aveva chiesto l ‘”apertura”
del mercato interno per l’esportazione sottocosto delle
eccedenze di grano statunitensi ed europee. L’obiettivo era
quello di “incoraggiare
gli agricoltori ruandesi ad essere più competitivi“. (Vedi
il Capitolo 7.)
Dal
1992 al 1995, per le mie ricerche ho viaggiato in India, Bangladesh e
Vietnam e sono tornato in America Latina per completare il mio studio
sul Brasile. In tutti i paesi che ho visitato, tra cui Kenya,
Nigeria, Egitto, Marocco e le Filippine, ho osservato lo stesso
modello di manipolazione economica e di interferenze politiche da
parte delle istituzioni di Washington. In India, causa diretta
delle riforme del FMI, milioni di persone erano state ridotte alla
fame. In Vietnam – che rappresenta una delle più prospere
economie per la produzione del riso nel mondo – erano esplose
carestie su scala locale direttamente derivanti dalla soppressione
del controllo dei prezzi e la deregolamentazione del mercato del
grano.
In
concomitanza con la fine della Guerra Fredda, al culmine della crisi
economica, ho viaggiato in diverse città e zone rurali in Russia. Le
riforme sponsorizzate dal FMI erano entrate in una nuova fase –
allungando la loro presa mortale sui paesi dell’ex blocco
orientale. A partire dal 1992, vaste aree dell’ex Unione
Sovietica, dagli stati baltici alla Siberia orientale, vennero spinte
nella povertà abissale.
I
lavori per la prima edizione di questo libro si conclusero all’inizio
del 1996, con l’inserimento di uno studio dettagliato sulla
disintegrazione economica della Jugoslavia. (Vedi il Capitolo
17.) Era stato avviato, messo a punto dagli economisti della Banca
Mondiale, un “programma
di fallimento“. Nel
1989-90, circa 1100 imprese industriali sono state spazzate via e più
di 614.000 lavoratori del settore industriale sono stati
licenziati. E questo era solo l’inizio di una frattura
economica molto più profonda della Federazione Jugoslava.
Dopo
la pubblicazione della prima edizione nel 1997, il mondo è cambiato
radicalmente, la “globalizzazione
della povertà”
ha esteso la sua presa a tutte le principali regioni del mondo tra
cui l’Europa Occidentale e il Nord America.
Distruggendo
la sovranità nazionale e i diritti dei cittadini era stato
installato un Nuovo Ordine Mondiale. In virtù delle nuove
regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), istituito
nel 1995, furono concessi ”diritti
ben radicati“ alle
più grandi banche del mondo e alle multinazionali. I debiti pubblici
sono cresciuti a dismisura, le istituzioni statali sono crollate e
l’accumulazione di ricchezza privata è progredita senza sosta.
La
guerre guidate dagli Stati Uniti in Afghanistan (2001) e Iraq (2003)
hanno segnato una svolta importante nell’evoluzione di questo Nuovo
Ordine Mondiale. Mentre è in stampa la seconda edizione, le
forze americane e inglesi hanno invaso l’Iraq, distruggendo le sue
infrastrutture pubbliche e uccidendo migliaia di civili. Dopo 13
anni di sanzioni economiche, la guerra in Iraq ha portato un’intera
popolazione in condizioni di povertà.
La
guerra e la globalizzazione vanno di pari passo. Supportata
dalla macchina da guerra degli Stati Uniti, si è aperta una nuova e
mortale fase della globalizzazione guidata dalle
multinazionali. Mettendo in mostra la più grande potenza
militare dopo la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti hanno
intrapreso un’avventura militare che minaccia il futuro
dell’umanità.
La
decisione di invadere l’Iraq non aveva nulla a che fare con “le
armi di distruzione di massa di Saddam ”
o dei suoi presunti legami con Al Qaeda. L’Iraq possiede l’11
per cento delle riserve mondiali di petrolio, cinque volte più
grandi di quelle degli Stati Uniti. Il 70% delle riserve mondiali di
petrolio e gas naturale sono infatti situate in quell’area dell’
Asia Centrale - Medio Oriente che si estende dalla punta della
penisola araba al bacino del Mar Caspio .
Questa
guerra, che era stata in fase di progettazione per diversi anni,
minaccia di sommergere una regione molto più ampia. Un
documento del 1995 del Central Command americano conferma che “lo
scopo del coinvolgimento degli Stati Uniti. . . è
quello di proteggere gli interessi vitali degli USA nella regione –
l’accesso ininterrotto e sicuro al petrolio del Golfo da
parte degli USA e dei suoi alleati“.
Dopo
l’invasione, l’economia irachena è stata posta sotto la
giurisdizione del governo di occupazione militare statunitense,
guidato dal generale in pensione Jay Gardner, un ex CEO di uno dei
più grandi produttori americani di armi.
In
collaborazione con l’amministrazione statunitense e il Club di
Parigi dei creditori ufficiali, il FMI e la Banca Mondiale hanno in
programma di svolgere un ruolo chiave nella ricostruzione
“post-bellica”
dell’Iraq “. Il programma nascosto è quello di imporre il
dollaro come valuta proxy dell’Iraq, in un assetto di comitato
valutario simile a quello imposto alla Bosnia-Erzegovina sotto
l’Accordo
di Dayton del
1995. (Vedi il Capitolo 17). A sua volta, le vaste riserve
petrolifere irachene sono candidate ad essere prese in consegna dai
giganti petroliferi anglo-americani.
La
spirale del debito estero dell’Iraq verrà utilizzata come
strumento di saccheggio economico. Saranno imposte
condizionalità. L’intera economia nazionale sarà messa
all’asta. Il FMI e la Banca mondiale saranno chiamati a
fornire legittimità al saccheggio della ricchezza petrolifera
irachena.
Il
dispiegamento della macchina da guerra americana pretende di
allargare la sfera di influenza economica americana in un’area che
si estende dal Mediterraneo al confine occidentale della Cina. Gli
Stati Uniti hanno stabilito una presenza militare permanente non solo
in Iraq e in Afghanistan, ma hanno anche basi militari in
diverse delle ex repubbliche sovietiche. In altre parole, la
militarizzazione supporta la conquista di nuove frontiere economiche
e l’imposizione a livello mondiale del sistema di “libero
mercato“.
Depressione
Globale
L’assalto
della guerra guidata dagli Usa sta avvenendo al culmine di una
depressione economica mondiale, che ha le sue radici storiche nella
crisi del debito dei primi anni 1980. La guerra americana di
conquista ha un impatto diretto sulla crisi economica. Le
risorse statali negli Usa sono state reindirizzate al finanziamento
del complesso militare-industriale e al rinforzo della sicurezza
interna a scapito del finanziamento dei tanto necessari programmi
sociali.
Sulla
scia dell’11 settembre 2001, attraverso una massiccia campagna di
propaganda, è stata rafforzata la traballante legittimità del
“sistema
globale di libero mercato“,
aprendo le porte a una nuova ondata di deregolamentazioni e
privatizzazioni, con la conseguente acquisizione da parte dei privati
della maggior parte, se non di tutti, i servizi pubblici e le
infrastrutture dello Stato (compresa l’assistenza sanitaria,
elettricità, acqua e trasporti).
Inoltre,negli
Stati Uniti, Inghilterra e nella maggior parte dei paesi dell’Unione
europea, il tessuto legale della società è stata revisionato. Sulla
base dell’ abrogazione dello stato di diritto, sono emerse le
fondamenta di un apparato statale autoritario con poca o nessuna
opposizione dalla base della società civile.
Nessun commento:
Posta un commento