Il recupero della ex discarica di
Ciliverghe mantiene intatta la propria rilevanza, in considerazione degli
importanti e rilevanti risvolti ambientali ed economici, che possono essere
riassunti in un sospetto inquinamento della falda e in un intervento di
sistemazione dall’iter tribolato e il cui costo è stimato in oltre 6 milioni di
euro.
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A fronte della chiusura da parte
dell’Amministrazione Comunale ad approfondire questa tematica (tanto da
negare anche la costituzione di una specifica commissione che potesse lavorare
in proposito) e alla dichiarata volontà di voler proseguire nella realizzazione
di un progetto sperimentale che presenta molteplici elementi di criticità, il
Circolo LEGAMBIENTE Brescia Est, il comitato “Discarica Sicura!” e
l’associazione culturale “Aurora” (tre associazioni, di diversa provenienza e
con diverse sensibilità) hanno unito le proprie forze e prodotto il presente
documento “La messa in sicurezza della ex-discarica di Ciliverghe: lettura
documentata di una complessa vicenda, tra progetti di recupero, piano di
caratterizzazione e contributi regionali”, condiviso anche da altri due consiglieri comunali di minoranza,
appartenenti a diversi schieramenti politici: Renato Crottogini (Gruppo
“Destinazione Comune Mazzano 2.0) e Nicola Sguaizer, del gruppo “Per un Comune
amico” (come Fulvio Bottarelli).
Il
documento che oggi presentiamo, si compone di tre distinti momenti:
·
di analisi
dei contenuti progettuali
·
di critica
per le soluzioni adottate e la mancanza di referenze
·
di segnalazione
per l’iter amministrativo controverso e discutibile
ed
è stato inviato a tutte le autorità
ambientali, territoriali e amministrative in qualche modo interessate.
PREMESSA
La discarica di rifiuti urbani di
Ciliverghe, attiva nel periodo 1979-1989, presenta ancora oggi importanti
criticità, così riassumibili:
- continua
ed abnorme produzione di percolato (che deve essere smaltito a spese del Comune
di Mazzano, con una spesa annua superiore ai 100.000 euro
- sospetto
inquinamento della falda acquifera, come attesta l’ordinanza della provincia di
Brescia del giugno 2013 e l’intervento di caratterizzazione attualmente in
corso.
A fronte di questa situazione, la
passata amministrazione comunale ha approvato un progetto preliminare di
sistemazione che l’attuale amministrazione, sempre guidata dal Sindaco Maurizio
Franzoni, intende realizzare.
Come si
evince dagli elaborati di progetto, ci troviamo di fronte a un intervento di natura fortemente
sperimentale e i cui esiti sono tutt’altro che certi e i cui contenuti e
conseguenze non sono mai stati discussi con chiarezza.
E’ ben
chiaro e noto, invece, che la comunità di Mazzano (e la frazione di Ciliverghe,
in particolare) ha già sostenuto il gravame di una discarica “sperimentale” al
tempo in cui nel sito di Ciliverghe sono stati smaltiti oltre un milione
di metri cubi di rifiuti prima che le buone pratiche di gestione divenissero di
normale attuazione.
IL
PROGETTO e LE CRITICITA’ RISCONTRATE
Il progetto in questione prevede:
-
utilizzo dell’aerazione
in situ per la completa stabilizzazione dei rifiuti;
-
rimodellamento
della copertura del corpo discarica;
-
fito-depurazione
del percolato;
-
realizzazione
di un lago e di un parco pubblico sulla ex-discarica
il tutto per
una spesa superiore ai sei milioni di
euro e senza alcuna previsione sui tempi di funzionamento dell’impianto e
sui futuri costi di gestione.
Il progetto, a firma dello studio
ARCOPLAN di Padova, è stato redatto da due sole professioniste (ing. Elena
Cossu e arch.Anna Artuso), in assenza delle necessarie competenze tecniche
che si richiedono per un progetto tanto complesso (geologo, tecnico
impiantista, agronomo, chimico…).
Viene previsto il ricorso alla aerazione
in situ, che è stata applicata, a livello mondiale, solamente in 40 discariche
e in soli sei/sette casi in Italia, per lo più in situazioni aventi finalità
completamente diverse e per il resto con risultati deludenti, incompiuti
e del tutto inferiori alle aspettative.
Non è stato ritrovato alcun caso dove,
per una discarica similare alla nostra, la tecnologia prescelta abbia portato
ad una “stabilizzazione” dei rifiuti tale da conseguire un esito finale che
possa definirsi definitivo e per il quale si possa dire di aver “posto la
parola fine” al problema (come invece è stato più volte affermato
dall’Amministrazione comunale)
Anche per la Regione Lombardia,
l’aerazione in situ è una tecnica “innovativa”, non consolidata e che necessita
di conferme sul campo, come dimostra la concessione del contributo di un
milione (15% del totale) a tale iniziativa.
A ciò si aggiunge l’aleatorietà di
un'altra parte del progetto, rappresentata dalla fitodepurazione del percolato: anche in questo caso ci troviamo di
fronte a un progetto sperimentale, tanto che non si sa ancora bene quali
piante potranno essere usate.
Inoltre, il progetto non tiene
conto del sospetto inquinamento della falda (attestato dalla citata ordinanza
della provincia di Brescia del giugno 2013), del quale non si fa alcun
cenno.
Infine, non si condivide nel modo più assoluto la
scelta di prevedere all’interno di un progetto così sperimentale anche la
creazione di un parco aperto al pubblico, ritenendola una spesa inutile e
inopportuna. Riteniamo che ai cittadini interessi e preoccupi solamente la
messa in sicurezza del sito, per il resto ogni spesa per esperimenti e
abbellimenti su quel sito diviene secondaria rispetto ad altre esigenze della
comunità.
Riepilogando, e rimandando per ogni
approfondimento al documento redatto, queste le principali criticità specifiche
riscontrate:
- Sbrigativa
esclusione delle alternative (liquidate senza alcun vero approfondimento);
- Completa
assenza di vere referenze per la tecnologia prescelta;
- Adozione
della stessa a prescindere dall’esito del piano di caratterizzazione (si è
scelta la “cura” prima di conoscere la “malattia”);
- Rischi
di esalazioni durante il funzionamento dell’impianto (che potrebbero disturbare
la popolazione di Ciliverghe);
- Assoluta
imprecisazione dei costi futuri di gestione e manutenzione (fatto inaccettabile
e gravissimo per la scelta di un progetto);
- Presenza
nel corpo discarica di scorie da inceneritore (non considerate dal progetto e
non “stabilizzabili” con l’areazione in situ);
- La
presenza di una sotto-discarica (altro fatto non considerato dal progetto ma
comunque di possibile gravità);
- Dimensione
della discarica e durata funzionamento (fatti molto legati tra loro e comportanti
eventuali costi e disagi aggiuntivi);
- Fitodepurazione
e colture energetiche (applicazione del tutto sperimentale e di dubbia
efficacia);
- Scelte
paesaggistiche e funzionali (parco pubblico) assolutamente inopportune;
- Adozione, in definitiva, di una serie di
tecniche sperimentali, senza garanzia di risultati, e con la spesa per esse di
tutte le risorse economiche disponibili, e quindi senza possibilità di rimedio
in caso di insuccesso parziale o totale.
A
chiusura, si ritiene necessario richiamare le notevoli incongruenze dell’iter
amministrativo per l’assegnazione dell’incarico di progettazione e i molteplici
ruoli ricoperti dal prof. Raffaello Cossu* nell’intera vicenda (si veda
l’apposito capitolo, pag. 34-41), che spiegano l’invio del documento in oggetto
anche all’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici e all’Autorità Nazionale
Anticorruzione.
*Il prof. Raffaello Cossu:
· rappresenta
(con i proff. Roul e Raga) l’Università di Padova in occasione dell’accordo con
Regione Lombardia, Provincia di BS e Comune di Mazzano;
coordina
il tavolo tecnico incluso nell’accordo sopracitato;
·
propone e
firma, con il prof. Raga, il disciplinare di incarico del dipartimento IMAGE
dell’Università di Padova per l’effettuazione di test atti a valutare la tecnologia
dell’aerazione in situ (o del metodo Airflow) sulla discarica di Ciliverghe;
·
asserisce,
parlando con il personale dell’Ufficio Tecnico del Comune di Mazzano, che la
soc. Arcoplan “dispone di professionalità in grado di espletare la
progettazione degli interventi da attuare” prima ancora che la partita IVA di
detta società risulti essere attiva;
·
è padre
dell’ing Elena Cossu, che firma, con arch Anna Artuso, il progetto preliminare
affidato dal Comune di Mazzano allo studio associato Arcoplan;
·
risulta
essere “inventore” del sistema denominato AIRFLOW;
·
detiene la
maggior quota del capitale di Spinoff, titolare del brevetto AIRFLOW .
Il progetto redatto da Arcoplan e firmato ing. Elena Cossu e arch. Anna
Artuso prevede l’utilizzo della tecnologia brevettata Airflow, di cui è
proprietaria la soc. Spinoff, di cui il sig. Raffaello Cossu è socio di
maggioranza.
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