27 novembre 2014

argomento locale: la discarica di Ciliverghe

Il recupero della ex discarica di Ciliverghe mantiene intatta la propria rilevanza, in considerazione degli importanti e rilevanti risvolti ambientali ed economici, che possono essere riassunti in un sospetto inquinamento della falda e in un intervento di sistemazione dall’iter tribolato e il cui costo è stimato in oltre 6 milioni di euro.
CICK PER APRIRE IL DOCUMENTO
A fronte della chiusura da parte dell’Amministrazione Comunale ad approfondire questa tematica (tanto da negare anche la costituzione di una specifica commissione che potesse lavorare in proposito) e alla dichiarata volontà di voler proseguire nella realizzazione di un progetto sperimentale che presenta molteplici elementi di criticità, il Circolo LEGAMBIENTE Brescia Est, il comitato “Discarica Sicura!” e l’associazione culturale “Aurora” (tre associazioni, di diversa provenienza e con diverse sensibilità) hanno unito le proprie forze e prodotto il presente documento “La messa in sicurezza della ex-discarica di Ciliverghe: lettura documentata di una complessa vicenda, tra progetti di recupero, piano di caratterizzazione e contributi regionali”, condiviso anche da altri due  consiglieri comunali di minoranza, appartenenti a diversi schieramenti politici: Renato Crottogini (Gruppo “Destinazione Comune Mazzano 2.0) e Nicola Sguaizer, del gruppo “Per un Comune amico” (come Fulvio Bottarelli).
Il documento che oggi presentiamo, si compone di tre distinti momenti:
·         di analisi dei contenuti progettuali
·         di critica per le soluzioni adottate e la mancanza di referenze
·         di segnalazione per l’iter amministrativo controverso e discutibile
ed  è stato inviato a tutte le autorità ambientali, territoriali e amministrative in qualche modo interessate.


PREMESSA
La discarica di rifiuti urbani di Ciliverghe, attiva nel periodo 1979-1989, presenta ancora oggi importanti criticità, così riassumibili:
- continua ed abnorme produzione di percolato (che deve essere smaltito a spese del Comune di Mazzano, con una spesa annua superiore ai 100.000 euro
- sospetto inquinamento della falda acquifera, come attesta l’ordinanza della provincia di Brescia del giugno 2013 e l’intervento di caratterizzazione attualmente in corso.
A fronte di questa situazione, la passata amministrazione comunale ha approvato un progetto preliminare di sistemazione che l’attuale amministrazione, sempre guidata dal Sindaco Maurizio Franzoni, intende realizzare.
Come si evince dagli elaborati di progetto, ci troviamo di fronte a un intervento di natura fortemente sperimentale e i cui esiti sono tutt’altro che certi e i cui contenuti e conseguenze non sono mai stati discussi con chiarezza.
E’ ben chiaro e noto, invece, che la comunità di Mazzano (e la frazione di Ciliverghe, in particolare) ha già sostenuto il gravame di una discarica “sperimentale” al tempo in cui nel sito di Ciliverghe sono stati smaltiti oltre un milione di metri cubi di rifiuti prima che le buone pratiche di gestione divenissero di normale attuazione.
IL PROGETTO e LE CRITICITA’ RISCONTRATE
Il progetto in questione prevede:
-       utilizzo dell’aerazione in situ per la completa stabilizzazione dei rifiuti;
-       rimodellamento della copertura del corpo discarica;
-       fito-depurazione del percolato;
-       realizzazione di un lago e di un parco pubblico sulla ex-discarica
il tutto per una spesa superiore ai sei milioni di euro e senza alcuna previsione sui tempi di funzionamento dell’impianto e sui futuri costi di gestione.
Il progetto, a firma dello studio ARCOPLAN di Padova, è stato redatto da due sole professioniste (ing. Elena Cossu e arch.Anna Artuso), in assenza delle necessarie competenze tecniche che si richiedono per un progetto tanto complesso (geologo, tecnico impiantista, agronomo, chimico…).
Viene previsto il ricorso alla aerazione in situ, che è stata applicata, a livello mondiale, solamente in 40 discariche e in soli sei/sette casi in Italia, per lo più in situazioni aventi finalità completamente diverse e per il resto con risultati deludenti, incompiuti e del tutto inferiori alle aspettative.
Non è stato ritrovato alcun caso dove, per una discarica similare alla nostra, la tecnologia prescelta abbia portato ad una “stabilizzazione” dei rifiuti tale da conseguire un esito finale che possa definirsi definitivo e per il quale si possa dire di aver “posto la parola fine” al problema (come invece è stato più volte affermato dall’Amministrazione comunale)
Anche per la Regione Lombardia, l’aerazione in situ è una tecnica “innovativa”, non consolidata e che necessita di conferme sul campo, come dimostra la concessione del contributo di un milione (15% del totale) a tale iniziativa.
A ciò si aggiunge l’aleatorietà di un'altra parte del progetto, rappresentata dalla fitodepurazione del percolato: anche in questo caso ci troviamo di fronte a un progetto sperimentale, tanto che non si sa ancora bene quali piante potranno essere usate.
Inoltre, il progetto non tiene conto del sospetto inquinamento della falda (attestato dalla citata ordinanza della provincia di Brescia del giugno 2013), del quale non si fa alcun cenno.
Infine,  non si condivide nel modo più assoluto la scelta di prevedere all’interno di un progetto così sperimentale anche la creazione di un parco aperto al pubblico, ritenendola una spesa inutile e inopportuna. Riteniamo che ai cittadini interessi e preoccupi solamente la messa in sicurezza del sito, per il resto ogni spesa per esperimenti e abbellimenti su quel sito diviene secondaria rispetto ad altre esigenze della comunità.

Riepilogando, e rimandando per ogni approfondimento al documento redatto, queste le principali criticità specifiche riscontrate:
-    Sbrigativa esclusione delle alternative (liquidate senza alcun vero approfondimento);
-    Completa assenza di vere referenze per la tecnologia prescelta;   
-    Adozione della stessa a prescindere dall’esito del piano di caratterizzazione (si è scelta la “cura” prima di conoscere la “malattia”);
-    Rischi di esalazioni durante il funzionamento dell’impianto (che potrebbero disturbare la popolazione di Ciliverghe);
-   Assoluta imprecisazione dei costi futuri di gestione e manutenzione (fatto inaccettabile e gravissimo per la scelta di un progetto);
-    Presenza nel corpo discarica di scorie da inceneritore (non considerate dal progetto e non “stabilizzabili” con l’areazione in situ);
-  La presenza di una sotto-discarica (altro fatto non considerato dal progetto ma comunque di possibile gravità);
- Dimensione della discarica e durata funzionamento (fatti molto legati tra loro e comportanti eventuali costi e disagi aggiuntivi);
-   Fitodepurazione e colture energetiche (applicazione del tutto sperimentale e di dubbia efficacia);
-   Scelte paesaggistiche e funzionali (parco pubblico) assolutamente inopportune;
-  Adozione, in definitiva, di una serie di tecniche sperimentali, senza garanzia di risultati, e con la spesa per esse di tutte le risorse economiche disponibili, e quindi senza possibilità di rimedio in caso di insuccesso parziale o totale.

A chiusura, si ritiene necessario richiamare le notevoli incongruenze dell’iter amministrativo per l’assegnazione dell’incarico di progettazione e i molteplici ruoli ricoperti dal prof. Raffaello Cossu* nell’intera vicenda (si veda l’apposito capitolo, pag. 34-41), che spiegano l’invio del documento in oggetto anche all’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici e all’Autorità Nazionale Anticorruzione.
                                                                                                                          


*Il prof. Raffaello Cossu:
· rappresenta (con i proff. Roul e Raga) l’Università di Padova in occasione dell’accordo con Regione Lombardia, Provincia di BS e Comune di Mazzano;
   coordina il tavolo tecnico incluso nell’accordo sopracitato;
·         propone e firma, con il prof. Raga, il disciplinare di incarico del dipartimento IMAGE dell’Università di Padova per l’effettuazione di test atti a valutare la tecnologia dell’aerazione in situ (o del metodo Airflow) sulla discarica di Ciliverghe;
·         asserisce, parlando con il personale dell’Ufficio Tecnico del Comune di Mazzano, che la soc. Arcoplan “dispone di professionalità in grado di espletare la progettazione degli interventi da attuare” prima ancora che la partita IVA di detta società risulti essere attiva;
·         è padre dell’ing Elena Cossu, che firma, con arch Anna Artuso, il progetto preliminare affidato dal Comune di Mazzano allo studio associato Arcoplan;
·         risulta essere “inventore” del sistema denominato AIRFLOW;
·         detiene la maggior quota del capitale di Spinoff, titolare del brevetto AIRFLOW .


Il progetto redatto da Arcoplan e firmato ing. Elena Cossu e arch. Anna Artuso prevede l’utilizzo della tecnologia brevettata Airflow, di cui è proprietaria la soc. Spinoff, di cui il sig. Raffaello Cossu è socio di maggioranza.

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