“Sotto controllo” di Glenn Greenwald lo si legge come una classica spy
story… se non fosse che le cose raccontate sono terribilmente vere e ci viene
da sorridere se pensiamo a quanto paventato da Orwell in “1984”.
Il 5 giugno 2013, The Guardian ha pubblicato un ordine “top
secret” della Corte di Sorveglianza Straniera deli Stati Uniti (FISC), con il
quale si ordina all'azienda telefonica Verizon Communications di fornire
"quotidianamente" con il sistema metadata tutte le chiamate
all'interno degli Stati Uniti e di tutte le chiamate effettuate tra
gli Stati Uniti e all'estero.
Il 6 giugno, ha rivelato l'esistenza di PRISM, un programma di sorveglianza elettronica che
consente alla NSA di accedere alla postaelettronica, ricerche web, e altro traffico Internet in tempo reale.
Il 9 giugno, sempre il Guardian ha rivelato l'esistenza di un sistema messo
a punto dalla NSA che raccoglie una quantità voluminosa di informazioni da reti
di computer e telefono anche da Paesi esteri.
In buona sostanza: le agenzie governative USA per la
sicurezza (con quelle inglesi a fare da valido supporto) si sono attrezzate –
con la motivazione della lotta al terrorismo internazionale – di strumenti
“fantascientifici” per capacità e potenza, in grado di setacciare quasi tutte
le comunicazioni interne agli Stati Uniti e gran parte di quelle
internazionali. Non solo le telefonate, si badi bene, ma tutto ciò che, in un
modo o nell’altro, rientra in quella che per noi è normale “comunicazione”
(e-mail, ricerche sul web, facebook, twitter, ecc). Il tutto senza alcuna
preventiva autorizzazione da parte di un’autorità che valuti le motivazioni di
tale operazione e senza che il comune cittadino ne abbia la minima
consapevolezza.
Si tratta di un “vulnus” di notevole gravità,
specialmente se guardato dalla prospettiva della cultura anglosassone, tanto
attenta e gelosa della “privacy” del cittadini e del rispetto con cui qualunque
potere e qualsivoglia autorità deve rapportarsi con essa.
Ma tutto questo e altro ancora sarebbe a noi
sconosciuto se non ci si fosse messo Edward Joseph SNOWDEN
a raccontarcelo, attraverso l’abile penna di Glenn Greenwald, ottimo giornalista
corrispondente del Guardian dal Brasile. Ed è quello che ci viene raccontato in
“Sotto controllo”, che non per niente ha vinto il premio Pulitzer per il 2014.
A ben vedere, il titolo originale rende meglio
l’argomento: “NO PLACE TO HIDE”, ovvero “Nessun
posto dove nascondersi” e questo a significare che nessun cittadino può
ritenersi fuori dalla fitta rete attraverso cui vengono fatte passare le
normali comunicazioni effettuate nella nostra quotidianità.
Possiamo capire che i servizi di spionaggio
cerchino di carpire informazioni sugli altri governi e può anche far sorridere
chi si è meravigliato venendo a sapere che gli USA spiavano il cellulare della
Merkel: questo è un “lavoro sporco” di spionaggio che si è sempre fatto, da che
mondo è mondo e, semmai, dovremmo meravigliarci che ci siano, al giorno d’oggi,
dei capi di Stato che usano apparecchi non criptati. In buona sostanza,
qualsiasi hacker di buon livello avrebbe potuto fare ciò che hanno fatto gli
agenti USA… Diverso invece il caso che uno Stato si metta a spiare a suo
piacimento i propri cittadini, fin nel più profondo della loro quotidianità e
intimità…
Quando Edward Snowden contatta per e-mail il
giornalista Greenwald, si firma “Cincinnatus”, il bravo agricoltore dell’antica
Roma che, una volta svolto il suo compito di Dittatore per salvare la città dai
nemici, se ne torna tranquillo al proprio campo. Ed è quello che intende fare
Snowden, giovane
informatico che ha lavorato per la CIA e l’NSA (l’onnipotente Agenzia per la
Sicurezza Nazionale americana) fino alla fine
2012, quando decide di
giocarsi del tutto per, verrebbe da dire, informare il mondo di quel che
succede e rendere così consapevoli gli ignari cittadini che qualcuno, in
qualsiasi momento, ascolta quello che essi dicono/scrivono.
All’origine di tutto questo, vale la pena di ricordarlo, è la questione
della sicurezza, esasperata dopo l’Undici Settembre e, possiamo dire, anche
ingigantita nei suoi effettivi contorni. Osserva infatti l’autore che “il rischio che un americano muoia nel corso
di un attentato è infinitesimale, notevolmente inferiore alla probabilità che
sia colpito da un fulmine”.
Per dirla con John Muller, dell’Ohio State University, “il totale di individui in tutto il mondo
che vengono uccisi da azioni terroristiche del tipo islamico AL DI FUORI DELLE
ZONE DI GUERRA è pari ad alcune centinaia: fondamentalmente lo stesso numero di
persone che, in un anno, affoga nella vasca da bagno” (pag. 308)
E per fronteggiare il pericolo terrorismo, si è dato vita a un sistema
di monitoraggio e spionaggio su TUTTI i cittadini che non ha mai avuto eguali
nella storia, nemmeno nelle più bieche dittature (anche perché sotto una
dittatura il cittadino vive nel sospetto/timore di essere spiato-ascoltato,
mentre in democrazia questo timore non c’è, almeno fino a quando Snowden ci ha
rivelato quanto ci racconta in questo libro).
Più che condivisibili, allora, alcune considerazioni di Greenwald verso
al fine del libro: “Il pericolo rappresentato
dallo Stato che adotta un massiccio sistema di sorveglianza è assai più
sinistro oggi di quanto sia mai stato nel corso della storia. Se, attraverso il
monitoraggio, il governo è sempre al corrente di ciò che fanno i cittadini,
questi al contrario sanno sempre meno dell’operato del governo stesso… è
impossibile esagerare dicendo quanto radicalmente questo sistema capovolga la dinamica
fondante di una società sana, quanto essenzialmente sposti l’equilibrio del
potere a favore dello Stato”.
In sostanza, lo Stato conosce tutto di noi cittadini, mentre dovrebbe
essere il contrario: in una sana democrazia, spetterebbe ai cittadini sapere
tutto dei propri governanti e non il contrario… anche perché conoscere
significa poter prevedere e chi può prevedere sa anche in anticipo cosa fare e così
potrà conservare il potere a prescindere...
Le pagine di “Sotto controllo” scorrono agevolmente tra il racconto dei
primi contatti di Snowden e Greenwald, il loro primo incontro, il ruolo della
documentarsita Laura Poitras, i contati con la redazione centrale del Guardian
per definire tempi e modalità per pubblicare il grande scoop, il tutto nel
timore di essere scoperti prima della fuga a Hong Kong, da dove poi Snowden
farà perdere definitivamente le sue tracce. Al contempo, la
spiegazione/illustrazione di parecchi dettagli sulle spaventose e
inimmaginabili QUANTITA’ di dati raccolti, archiviati, setacciati… con modalità
e finalità che ai cittadini non è dato conoscere.
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