13 aprile 2014

R. Kurzweil e Google per la macchina "pensante"

-L’ultimo numero dell’Internazionale riprende un articolo pubblicato sul britannico The Observer, dedicato a Ray Kurzweil.
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“Tecnologo e imprenditore” cui dobbiamo il primo scanner piano, il primo software in grado di riconoscere i caratteri stampati e il primo sintetizzatore vocale capace di leggere un testo, Ray  Kurzweil è tra quei personaggi che possiamo catalogare certamente tra i grandi VISIONARI, ma che molte volte ci ha pienamente “azzeccato”.
A cominciare dal primo libro, The Age of Intelligent Machines, in cui, a metà degli anni Ottanta, Ray Kurzweil teorizza una “collaborazione sempre più stretta fra la nostra eredità biologica e un futuro che trascende la biologia”.
Entro il 2029, aveva previsto parecchi anni or sono R. Kurzweil, una macchina supererà il test di Turing, una prova che consente di stabilire se un computer manifesta un’intelligenza “equivalente o inidistinguibile” da quella di un essere umano.
E questo si sposa con la successiva teoria della SINGOLARITA’, in base alla quale la progressione della tecnologia non avviene in modo lineare, ma è destinata a conoscere un’evoluzione esponenziale che ci metterà presto di fronte a un qualcosa mai prima visto o immaginabile, tanto che la nostra vita ne sarà irreversibilmente trasformata. Andando avanti nel tempo, entro il 2045 prevede che “i computer saranno un miliardo di volte più potenti di tutti i cervelli umani del pianeta”.
Secondo Bill Gates, Ray Kurzweil è “il migliore di tutti nel prevedere il futuro dell’intelligenza artificiale” e che un personaggio simile, che ha ricevuto la bellezza di 19 lauree ad honorem. Il fatto che da anni R. Kurzweil lavora con Larry Page di Google, seguendo alcuni “progetti speciali”, non è notizia che lascia indifferenti.
A sua disposizione vi è l’immane mole di dati raccolti quotidianamente dal colosso di Mountain View attraverso il miliardo di suoi utenti e una squadra che conta alcune delle menti più brillanti del pianeta sta lavorando alla realizzazione di una “rete neuronale” che, in prospettiva, sarà in grado di imparare: tra gli obiettivi a breve, una macchina in grado di comprendere il linguaggio naturale.
Questo significherebbe che le macchine potranno comprendere ciò che è scritto e questo è l’obiettivo che si intende raggiungere: “vogliamo che le macchine leggano tutto quelloc he si trova in rete e ogni singola pagina di ogni singolo libro. Vogliamo che siano capaci di sostenere un dialogo sensato con l’utente e rispondere alle sue domande”.
Quando questo si sarà avverato, significherà che le macchine avranno letto ogni nostra e-mail e ogni frammento di scritto che noi abbiamo elaborato e ciò vuole dire che “il sistema vi conoscerà meglio del vostro partner e forse meglio di voi stessi”.
In questo momento, spiega ancora R. Kurzweil, i computer sono in grado di leggere e capire il significato semantico di un linguaggio, ma “non  raggiungono ancora i livelli degli umani”: la possibilità di leggere i contenuti a velocità che risulta milioni di volte più elevata della nostra e la possibilità di immagazzinare dati, tuttavia, “controbilancia già ora la minore capacità interpretativa”.
Emblematico il caso della macchina WATSON di IBM, in grado – nel 2011 – di partecipare e vincere un quiz televisivo, garzie alla capacità di analizzare i 200 milioni di pagine di Wikipedia, anche se non è in grado di capire cosa sta leggendo. Nei laboratori di Google si sta superando WATSON , per “insegnare al computer a CAPIRE IL SIGNIFICATO DI UN DOCUMENTO".
A fronte delle obiezioni circa una possibile tirannia delle macchine sulla razza umana, R. Kurzweil non  si mostra affatto preoccupato: è un tecno-ottimista convinto e ritiene che “la tecnologia continuerà a migliorare le nostre vite”.
A far sorgere qualche punto interrogativo sul personaggio, per concludere, è un’altra delle sue visioni sul futuro, che riguarda l’allungamento della vita. Per non perdersi questa possibilità, segue una dieta maniacale e ingurgita spaventose quantità (150 pillole al giorno!) di integratori uniti ai farmaci per il controllo del diabete, che gli venne diagnosticato quando aveva soli 35 anni. Ma questo è, forse, un altro capitolo di questo personaggio.
Abbiamo avuto modo di parlare di lui poco più di un anno fa, presentando il suo libro “LA SINGOLARITA' E' VICINA: Quando gli esseri umani trascendono la biologia” (ed. italiana APOGEO) in cui cerca di descrivere lo sviluppo tecnologico che ci attende nel giro di pochi anni (http://aurora-brescia.blogspot.it/2013/01/quando-le-macchine-supereranno-il.html )

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