-Nella ricerca “Il cyberbullismo”, ed.
Guerini e Associati, Davide Diamantini (docente
di Sociologia dell’innovazione presso l’Università di Milano, che da tempo si
occupa degli effetti della diffusione delle tecnologie informatiche nel mondo
della scuola) e Giulia Mura (psicologa e ricercatrice sui fenomeni connessi
alla società dell’informazione), affrontano il tema in una prospettiva ampia, a
partire dal rapporto ormai instauratosi tra i giovani e i nuovi media.
Per quanto concerne la natura dei messaggi
che vengono postati sui diversi scial network, è il caso di tener conto di
alcune caratteristiche di fondo:
PERSISTENZA:
ogni tipo di intervento e comunicazione che avviene on-line viene
automaticamente registrato e archiviato
REPLICABILITA’:
qualunque tipo di contenuto e informazione digitale può essere duplicato
SCALBILITA’: il
potenziale di visibilità dei contenuti online è enorme
RICERCABILITA’:
attraverso gli strumenti di ricerca disponibili in Internet è possibile
accedere ai contenuti immessi nei network online
A questo si aggiungono altri fattori, con i quali ben possiamo
comprendere che si sta trattando di modalità di comunicazione assolutamente
nuove e mai sperimentate prima d’ora.
PUBBLICO INVISIBILE
Non tutti gli “spettatori” sono visibili quando una persona sta
immettendo dei contenuti online
COLLASSO DEI CONTESTI
La mancanza di confini spaziali e temporali rende difficile mantenere
distinti i diversi contesti sociali cui si riferiscono le diverse comunicazioni
CONFUSIONE TRA PUBBLICO E
PRIVATO
Come emerge da un’indagine del 2009, secondo cui almeno un quarto dei
giovani aveva postato qualcosa di cui si era successivamente pentito
Venendo, più nello specifico, alla fruizione della rete, si può
osservare che “la maggior parte delle
interazioni on-line si svolge mentre i ragazzi sono a casa: nel contesto
apparentemente più protetto si sviluppano i potenziali rischi del mondo
virtuale”.
La capillarità e portabilità delle nuove tecnologie è tale che nuovi
strumenti permettono di mantenere costantemente aperto il flusso di
comunicazione e informazione con gli amici e con il mondo, tanto che i ragazzi
possono essere “always on, in costante
contatto con i propri amici… questa presenza continua richiede una costante
manutenzione e negoziazione dell’immagine virtuale”.
Il costante flusso di comunicazione, inoltre, rende molto facile
alternare tar loro “attività di dovere e di piacere”, visto che basta un clic
per passare dalla pagina del social network a quella in cui stiamo studiando
una relazione complessa, così che “non
stupisce che i ragazzi diventino spesso esperti in multi-tasking e nella
capacità di filtrare le informazioni”.
SI parla ormai, per questa nuova modalità di fruire dei contenuti e di
gestire le proprie attività, di “continuous
partial attention” che porta con sé la tendenza a suddividere l’attenzione
su diverse fonti di attenzione, prestando parziale attenzione a ciascuna di
esse, col rischio di non dedicare mai attenzione totale e approfondita a qualcosa e restando sempre a
un “livello di conoscenza molto
superficiale”
Si identifica così la GENERAZIONE GOOGLE: ragazzi che “incontrano serie difficoltà ad usare motori
di ricerca in modo approfondito e non superficiale, raccogliendo informazioni
in modo troppo rapido e poco approfondito” senza valutare adeguatamente l’affidabilità
delle fonti.
Anche i media tradizionali scontano il successo delle nuove tecnologie e
dei nuovi strumenti, perché la facilità di scaricare i contenuti porta con sé il
fatto che il computer “si sostituisca
sempre più spesso alla televisione per la fruizione con gli amici di contenuti
ricreativi”.
Nell’ambito dei rapporti interpersonali, “i giovani stanno sviluppando nuovi tipi di alfabetizzazione e norme
sociali”, attraverso un “rimodellamento” nella gestione del tempo
libero, con i social network che sostituiscono la TV e altri spazi che un tempo
erano “vuoti”. Questo comporta un forte investimento in termini di attenzione unito
al desiderio di essere sempre connessi con la conseguente aspettativa che i
propri amici siano sempre raggiungibili attraverso il telefono o Internet.
L’essere sempre connessi soddisfa tre fantasie principali:
poter scegliere in ogni momento dove indirizzare la nostra attenzione;
avere l’impressione di essere ascoltati da qualcuno in qualunque momento
;
non essere mai soli, perché in rete c’è sempre qualcuno dei nostri amici
online.
In questa direzione, va riconosciuto appieno che i prodotti “social”
sono “disegnati
per fornire l’illusione della compagnia senza le difficoltà dei rapporti di
amicizia”, portando con sé la “difficoltà
a sviluppare senso di responsabilità e
indipendenza che deriva dalla sensazione di essere parte di un network sempre
presente”
Tutto questo si traduce in una limitata propensione a “riflettere sul sé”,
anche a causa dell’abitudine a messaggi rapidi e frequenti, talvolta limitati
al solo utilizzo degli emoticon o alla pratica degli squilli, con la conseguenza
che la conversazione viene sacrificata a favore della connessione, senza tener conto che è solo attraverso la conversazione
che siamo in grado di conoscere meglio gli altri e noi stessi, sviluppando
quella capacità di riflessione sul sé che da sempre contraddistingue l’uomo.
“CONDIVIDO DUNQUE SONO” sembra emergere dalla rete, con la
conseguenza che i ragazzi sono sempre meno capaci di gestire la solitudine e
hanno la “necessità di una costante validazione
dei propri sentimenti”, in una sorta di imprendibile aerosol di messaggi
che costituiscono l’habitat in cui i nostri ragazzi oggi si muovono e crescono,
il tutto con una “”scarsa partecipazione che
i genitori hanno nella vita on-line dei ragazzi, che nella maggior parte dei
casi, fin da piccoli, si avventurano da soli nelle loro scorribande online”
In merito al cyberbullismo, possiamo riconoscere che anche nel passato
vi erano fenomeni simili: va tuttavia evidenziato che, un tempo, quando la “vittima”
raggiungeva la propria abitazione e la propria cameretta, approdava in un porto
sicuro, in cui poteva sentirsi al riparo da ogni insidia. Con la rete, al
contrario, non vi è alcuna possibilità di riparo e gli atti di bullismo possono
essere perpetrati sempre e ovunque, senza possibili limitazioni nello spazio e
nel tempo.
Riprendendo alcune ricerche americane, richiama sette categorie di
cyberbullismo:
FLAMING:
inviare messaggi arrabbiati, maleducati o volgari su una persona,
attraverso un gruppo o alla persona stessa
MOLESTIE ONLINE
Invio ripetuto di messaggi scortesi, fastidiosi, insultanti
DENIGRAZIONE
Inviare a un gruppo di persone messaggi con osservazioni o pettegolezzi
dal contenuto dannoso, falso o crudele verso la vittima o pubblicare questi
materiali per danneggiarne la reputazione
IMPERSONIFICAZIONE
Rubare l’identità online della vittima violando il suo account o
creandone uno falso e spedire o pubblicare messaggi che possono rovinare l’immagine
della vittima
RIVELAZIONI E INGANNO
Inviare o pubblicare materiali sulla vittima che contengono informazioni
sensibili, private o imbarazzanti. Questo accade anche a seguito di contatti
attraverso cui si è indotto la vittima a rivelare cose personali e delicate,
che vengono poi condivise in rete
ESCLUSIONE
Escludere intenzionalmente qualcuno da un gruppo online
CYBERSTALKING
Inviare ripetutamente messaggi con minacce di violenza o intimidazione,
in modo da indurre nella vittima serie preoccupazioni per la propria sicurezza
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