20 dicembre 2013

i nostri ragazzi e i social network

-Nella ricerca “Il cyberbullismo”, ed. Guerini e Associati,  Davide Diamantini (docente di Sociologia dell’innovazione presso l’Università di Milano, che da tempo si occupa degli effetti della diffusione delle tecnologie informatiche nel mondo della scuola) e Giulia Mura (psicologa e ricercatrice sui fenomeni connessi alla società dell’informazione), affrontano il tema in una prospettiva ampia, a partire dal rapporto ormai instauratosi tra i giovani e i nuovi media.
Per quanto concerne la natura dei messaggi che vengono postati sui diversi scial network, è il caso di tener conto di alcune caratteristiche di fondo:
PERSISTENZA: ogni tipo di intervento e comunicazione che avviene on-line viene automaticamente registrato e archiviato
REPLICABILITA’: qualunque tipo di contenuto e informazione digitale può essere duplicato
SCALBILITA’: il potenziale di visibilità dei contenuti online è enorme
RICERCABILITA’: attraverso gli strumenti di ricerca disponibili in Internet è possibile accedere ai contenuti immessi nei network online
A questo si aggiungono altri fattori, con i quali ben possiamo comprendere che si sta trattando di modalità di comunicazione assolutamente nuove e mai sperimentate prima d’ora.
PUBBLICO INVISIBILE
Non tutti gli “spettatori” sono visibili quando una persona sta immettendo dei contenuti online
COLLASSO DEI CONTESTI
La mancanza di confini spaziali e temporali rende difficile mantenere distinti i diversi contesti sociali cui si riferiscono le diverse comunicazioni
CONFUSIONE TRA PUBBLICO E PRIVATO
Come emerge da un’indagine del 2009, secondo cui almeno un quarto dei giovani aveva postato qualcosa di cui si era successivamente pentito


Venendo, più nello specifico, alla fruizione della rete, si può osservare che “la maggior parte delle interazioni on-line si svolge mentre i ragazzi sono a casa: nel contesto apparentemente più protetto si sviluppano i potenziali rischi del mondo virtuale”.
La capillarità e portabilità delle nuove tecnologie è tale che nuovi strumenti permettono di mantenere costantemente aperto il flusso di comunicazione e informazione con gli amici e con il mondo, tanto che i ragazzi possono essere “always on, in costante contatto con i propri amici… questa presenza continua richiede una costante manutenzione e negoziazione dell’immagine virtuale”.
Il costante flusso di comunicazione, inoltre, rende molto facile alternare tar loro “attività di dovere e di piacere”, visto che basta un clic per passare dalla pagina del social network a quella in cui stiamo studiando una relazione complessa, così che “non stupisce che i ragazzi diventino spesso esperti in multi-tasking e nella capacità di filtrare le informazioni”.
SI parla ormai, per questa nuova modalità di fruire dei contenuti e di gestire le proprie attività, di “continuous partial attention” che porta con sé la tendenza a suddividere l’attenzione su diverse fonti di attenzione, prestando parziale attenzione a ciascuna di esse, col rischio di non dedicare mai attenzione totale  e approfondita a qualcosa e restando sempre a un “livello di conoscenza molto superficiale”
Si identifica così la GENERAZIONE GOOGLE: ragazzi che “incontrano serie difficoltà ad usare motori di ricerca in modo approfondito e non superficiale, raccogliendo informazioni in modo troppo rapido e poco approfondito” senza valutare adeguatamente l’affidabilità delle fonti.
Anche i media tradizionali scontano il successo delle nuove tecnologie e dei nuovi strumenti, perché la facilità di scaricare i contenuti porta con sé il fatto che il computer “si sostituisca sempre più spesso alla televisione per la fruizione con gli amici di contenuti ricreativi”.

Nell’ambito dei rapporti interpersonali, “i giovani stanno sviluppando nuovi tipi di alfabetizzazione e norme sociali”, attraverso un  “rimodellamento” nella gestione del tempo libero, con i social network che sostituiscono la TV e altri spazi che un tempo erano “vuoti”. Questo comporta un forte investimento in termini di attenzione unito al desiderio di essere sempre connessi con la conseguente aspettativa che i propri amici siano sempre raggiungibili attraverso il telefono o Internet.

L’essere sempre connessi soddisfa tre fantasie principali:
poter scegliere in ogni momento dove indirizzare la nostra attenzione;
avere l’impressione di essere ascoltati da qualcuno in qualunque momento ;
non essere mai soli, perché in rete c’è sempre qualcuno dei nostri amici online.
In questa direzione, va riconosciuto appieno che i prodotti “social” sono “disegnati per fornire l’illusione della compagnia senza le difficoltà dei rapporti di amicizia”, portando con sé la “difficoltà  a sviluppare senso di responsabilità e indipendenza che deriva dalla sensazione di essere parte di un network sempre presente”
Tutto questo si traduce in una limitata propensione a “riflettere sul sé”, anche a causa dell’abitudine a messaggi rapidi e frequenti, talvolta limitati al solo utilizzo degli emoticon o alla pratica degli squilli, con la conseguenza che la conversazione viene sacrificata a favore della connessione, senza tener conto che è solo attraverso la conversazione che siamo in grado di conoscere meglio gli altri e noi stessi, sviluppando quella capacità di riflessione sul sé che da sempre contraddistingue l’uomo.

“CONDIVIDO DUNQUE SONO” sembra emergere dalla rete, con la conseguenza che i ragazzi sono sempre meno capaci di gestire la solitudine e hanno la “necessità di una costante validazione dei propri sentimenti”, in una sorta di imprendibile aerosol di messaggi che costituiscono l’habitat in cui i nostri ragazzi oggi si muovono e crescono, il tutto con una “”scarsa partecipazione che i genitori hanno nella vita on-line dei ragazzi, che nella maggior parte dei casi, fin da piccoli, si avventurano da soli nelle loro scorribande online”
In merito al cyberbullismo, possiamo riconoscere che anche nel passato vi erano fenomeni simili: va tuttavia evidenziato che, un tempo, quando la “vittima” raggiungeva la propria abitazione e la propria cameretta, approdava in un porto sicuro, in cui poteva sentirsi al riparo da ogni insidia. Con la rete, al contrario, non vi è alcuna possibilità di riparo e gli atti di bullismo possono essere perpetrati sempre e ovunque, senza possibili limitazioni nello spazio e nel tempo.
Riprendendo alcune ricerche americane, richiama sette categorie di cyberbullismo:
FLAMING:
inviare messaggi arrabbiati, maleducati o volgari su una persona, attraverso un gruppo o alla persona stessa
MOLESTIE ONLINE
Invio ripetuto di messaggi scortesi, fastidiosi, insultanti
DENIGRAZIONE
Inviare a un gruppo di persone messaggi con osservazioni o pettegolezzi dal contenuto dannoso, falso o crudele verso la vittima o pubblicare questi materiali per danneggiarne la reputazione
IMPERSONIFICAZIONE
Rubare l’identità online della vittima violando il suo account o creandone uno falso e spedire o pubblicare messaggi che possono rovinare l’immagine della vittima
RIVELAZIONI E INGANNO
Inviare o pubblicare materiali sulla vittima che contengono informazioni sensibili, private o imbarazzanti. Questo accade anche a seguito di contatti attraverso cui si è indotto la vittima a rivelare cose personali e delicate, che vengono poi condivise in rete
ESCLUSIONE
Escludere intenzionalmente qualcuno da un gruppo online
CYBERSTALKING
Inviare ripetutamente messaggi con minacce di violenza o intimidazione, in modo da indurre nella vittima serie preoccupazioni per la propria sicurezza

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